MARESCA - PORTAFRANCA - ABETONE
Itinerario molto bello e panoramico. Il percorso attraversa la bella foresta del Teso, l’alta valle dell’Orsigna, e giunge a destinazione seguendo un sentiero di crinale, che non scende mai sotto i 1700 m. di quota.
Data: 17/18 Giugno 2022
Partenza: Da Maresca, che si raggiunge con la Sr
66 fino a Campo Tizzoro, quindi con la Sp Lizzanese. Io ci sono arrivato con il
bus dei Trasporti Toscani.
Note: Il percorso nel primo tratto non presenta difficoltà
oggettive. Invece il sentiero 00 di crinale, per la lunghezza e per il notevole
dislivello è consigliato ad escursionisti esperti. E richiede passo fermo e
buon allenamento.
Fonti: Fino alla fonte
dell’Uccelliera si trovano diverse fonti, dopodiché non se ne trovano altre
fino a destinazione.
Sentieri: CAI 3, CAI 20, CAI 35,
CAI 5, CAI 00, CAI 495.
Itinerario: La notturna, è un’escursione che parte
dopo la mezzanotte dal rifugio di Portafranca e che vede l’arrivo all’Abetone
al mattino, poco prima che il primo della gara tagli il traguardo. Infatti
l’escursione viene effettuata in concomitanza con l’ultramarathon Pistoia – Abetone. Viene riproposta quest’anno dopo due anni di stop dovuti alla pandemia.
In previsione di percorrerla decido di andare a “provarla”, per fare una
ricognizione del percorso e per testare le gambe. Essendo uno degli
accompagnatori sarebbe uno smacco troppo grande avere dei problemi lungo il
percorso.
Parto dal paese di Maresca imboccando il sentiero CAI 3, che attraversa la
bella foresta del Teso, e con il quale in un’oretta raggiungo i 1220 m. della
Casetta Pulledrari. Oltrepasso la sbarra che delimita la larga forestale, con
la quale arrivo al passo del Rombiciaio e subito dopo ai 1567 m. del rifugio
del Montanaro. Al passo della Nevaia arrivo con il CAI 20, e con il CAI 35
arrivo ai 1580 m. del rifugio di Portafranca, meta di oggi.
Alle quattro e mezzo sono pronto per percorrere i 22 km che separano il
rifugio dall’Abetone. In salita seguo il CAI 5, con il quale arrivo alla fonte
dell’Uccelliera, mentre piano piano la luce subentra alla notte. Con il CAI 00
arrivo al passo del Cancellino, e poi su allo Strofinatoio, mentre il sole è
una palla rossa che si alza in un cielo velato. A parte un cinghiale che mi
scruta da lontano e un capriolo che “brontolando” scappa, sono solo, mentre il
sole con una luce morbida illumina il lago Scaffaiolo. Le gambe “girano” bene,
nonostante stia attento a procedere con calma, ho un buon ritmo, procedo con
piacere, quasi con allegria. Ai 1669 m. del passo della Croce Arcana, come mi
ero prefissato, faccio una sosta, dove altri due escursionisti hanno avuto la
mia stessa idea. Facendo attenzione a non forzare, prendo d’infilata una serie
di cime oltre i 1700 m., arrivando infine ai 1799 m. di cima Tauffi, al quale
sembra di non arrivare mai. Mi fermo aspettando una ragazza che con fatica, ma
inesorabilmente avanza sul ripido sfasciume, alla quale domando il perché non
ha seguito il più facile e semplice sentiero che aggira la cima. Mi volto
indietro per vedere il percorso fatto, e questo mi fa stare bene, nonostante i
notevoli saliscendi percorsi, per adesso nessun problema. Con maggior lena e
ottimismo affronto l’ultimo pezzo di percorso, che non è niente male. Procedo
sullo stretto sentiero osservato dalla nuova amica, alla quale faccio un ultimo
saluto, arrivando poco dopo a dover affrontare l’ultima salita, che mi porterà
ai 1860 m. della sella del Libro Aperto. Lungo riposo al riparo del fastidioso
vento, adesso comincio a sentire la stanchezza, le gambe le sento legnose. Mangio qualcosa, e poi giù, con il CAI 495,
con il quale scendo di quota. Nel bosco, ai margini del sentiero vedo un fungo,
bello, enorme, d’istinto mi chino per raccoglierlo, poi rifletto, perché
nessuno l’ha preso? Trovo tantissime persone alla Casetta di Lapo, che con
gradita sorpresa trovo aperta, e in breve arrivo all’area di sosta dove mi
fermo a riposarmi a uno dei tavoli. Come le altre persone presenti vengo
assalito da un numero impressionante di mosche, una cosa indescrivibile.
Infatti, come molti altri, poco dopo, spazientito mi alzo e con molta calma
raggiungo il paese dell’Abetone. Stanco ma strafelice ripasso mentalmente il
percorso fatto, a parte un leggero pizzicore ad un tallone (che si tradurrà in
una vescica) non ho avuto altri problemi. Pieno di fiducia e ottimismo salgo
sul bus, con il quale tornerò a Pistoia.
Ma il destino, o meglio, il mio senso di responsabilità (o la mia
coglionaggine) fa si che non parta con gli altri. Tra i partecipanti alla
notturna, e tra chi ha deciso di trascorrere la notte al rifugio, ci sono
veramente tantissime persone. E poi c’è la marea di gente che salirà, o passerà
dal rifugio la domenica. I volontari di servizio sono pochi e nessuno sa
destreggiarsi in cucina, per cui rinuncio alla mia quarta notturna e rimango
tra le pentole. Con un po’ di rammarico guardo la lunga fila che le frontali
accese disegnano nel buio della notte. AD MAIORA!
ULTREYA
I NEVER WALK ALONE
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