Il
potere spirituale del camminare
“Gran
parte dè cristiani che allora viveano, feciono il detto
pellegrinaggio, così femmine come uomini, di cotanti e diversi
paesi, e di lungi e d’appresso. E fu la più mirabile cosa che mai
si vedesse…”
Giovanni
Villani
Camminare,
per l'uomo, è l'attività
fisica
più naturale, soddisfacente e ricca di significati. La camminata
nasconde anche qualcosa di spirituale.
Ad
ogni passo il nostro piede viene a contatto con la terra, per poi
distaccarsene e ritornare poco dopo, il ritmo che viene creato ci
culla, e quindi crea armonia tra il nostro corpo e la nostra mente.
Mentre il corpo è in azione armonica, anche la nostra mente viaggia
e si libera, ma lo fa in un modo completamente diverso da quando il
corpo è fermo. E proprio perché la mente è libera, le idee
nascono. Quindi camminare aiuta anche a riflettere, a creare e a dar
spazio alla fantasia. Camminare insieme a qualcuno permette una
condivisione molto forte, non solo fisica, ma anche mentale e
verbale. Il viaggio a piedi, lento, meditabondo e contemplante, è un
modo di camminare con il quale ci si può finalmente concedere quello
che la vita contemporanea ci permette, solo a tratti, di sentire.
Quel “sentire” che normalmente è solo un vago ricordo, una
sensazione che si risveglia e che, imboccando un sentiero in una
valle o addentrandosi tra le fronde di un albero in un bosco, ci
permette di tornare, per un attimo soltanto, in contatto con la
antica natura. Pellegrini e viandanti sono i rappresentanti di questo
modo di camminare sia esso sospinto da motivi religiosi, spirituali o
di osservazione; o come spesso succede, di un insieme variabile di
tutte queste motivazioni. Molte tradizioni legano il camminare alla
meditazione e alla ricerca interiore, allo stesso modo in cui la
pratica del pellegrinaggio nel mondo cristiano è legata alla
preghiera. Il pellegrinaggio, come ricorda Rebecca
Solnit,
è camminare alla ricerca di qualcosa di intangibile, in una
dimensione diversa, meno materiale e più di ricerca interiore.
L’elemento che viene spesso messo in rilievo è come il camminare
si posizioni su due livelli: il primo riguarda l’uomo che si
inserisce nel mondo, il secondo riguarda invece il recupero di una
dimensione più interiore, spirituale. Tra questi elementi esiste una
forte interdipendenza nel momento in cui il pellegrino-viandante si
mette in viaggio. Durante il cammino si prova una sorta di
compenetrazione di questi due aspetti: il mondo nel quale chi cammina
si avventura è la fonte da cui viene attinta la forza che induce a
continuare il cammino. Questa forza è quel sentire profondo che si
impossessa del viandante, quella chiarezza interiore che la lenta
osservazione del mondo gli permette, un momento nel quale ci si possa
concedere di assimilare lentamente quel che si presenta, senza cadere
in una sorta di bulimia turistica. La strada, luogo fisico dove
avviene il cammino, oltre che avere riconosciute valenze metaforiche,
ha in sé un grande valore come luogo di cura, di raccoglimento e
anche di consolazione.
“Non
c'è tristezza che, camminando, non si attenui, e lentamente si
sciolga.”
Romano
Battaglia
Le
strade sacre divennero arterie costellate di ostelli, di magioni, di
spedali e poi di misericordie, di portici di chiese. La
figura romantica del viandante, si contrappone all’uomo radicato e
costretto dai ritmi della società. Egli trova che la sua vera
ricchezza risiede nel disporre del tempo in modo autonomo, senza che
scadenze precise lo inducano a modificare il suo viaggiare. In
questo senso il piacere di camminare contrasta la sedentarietà della
vita legata alla casa. In realtà il viandante
non si domicilia nello spazio ma nel tempo: la sosta serale, il
riposo notturno, i pasti inscrivono nella continuità del tempo
un’abitazione che ogni giorno si rinnova. Il viandante afferra il
suo tempo, non si lascia afferrare dal tempo. Scegliendo questo modo
di spostarsi, afferma la sua sovranità sul calendario, la sua
indipendenza dai ritmi sociali, il suo desiderio di poter posare la
bisaccia a lato della strada per gustarsi un bel sonnellino o per
bearsi della bellezza di un albero o di un paesaggio.
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