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Fregio Robbiano "Alloggiare i Pellegrini" - Ospedale del Ceppo di Pistoia

17 gennaio 2018

Il potere spirituale del camminare

Gran parte dè cristiani che allora viveano, feciono il detto pellegrinaggio, così femmine come uomini, di cotanti e diversi paesi, e di lungi e d’appresso. E fu la più mirabile cosa che mai si vedesse…”
Giovanni Villani

Camminare, per l'uomo, è l'attività fisica più naturale, soddisfacente e ricca di significati. La camminata nasconde anche qualcosa di spirituale. Ad ogni passo il nostro piede viene a contatto con la terra, per poi distaccarsene e ritornare poco dopo, il ritmo che viene creato ci culla, e quindi crea armonia tra il nostro corpo e la nostra mente. Mentre il corpo è in azione armonica, anche la nostra mente viaggia e si libera, ma lo fa in un modo completamente diverso da quando il corpo è fermo. E proprio perché la mente è libera, le idee nascono. Quindi camminare aiuta anche a riflettere, a creare e a dar spazio alla fantasia. Camminare insieme a qualcuno permette una condivisione molto forte, non solo fisica, ma anche mentale e verbale. Il viaggio a piedi, lento, meditabondo e contemplante, è un modo di camminare con il quale ci si può finalmente concedere quello che la vita contemporanea ci permette, solo a tratti, di sentire. Quel “sentire” che normalmente è solo un vago ricordo, una sensazione che si risveglia e che, imboccando un sentiero in una valle o addentrandosi tra le fronde di un albero in un bosco, ci permette di tornare, per un attimo soltanto, in contatto con la antica natura. Pellegrini e viandanti sono i rappresentanti di questo modo di camminare sia esso sospinto da motivi religiosi, spirituali o di osservazione; o come spesso succede, di un insieme variabile di tutte queste motivazioni. Molte tradizioni legano il camminare alla meditazione e alla ricerca interiore, allo stesso modo in cui la pratica del pellegrinaggio nel mondo cristiano è legata alla preghiera. Il pellegrinaggio, come ricorda Rebecca Solnit, è camminare alla ricerca di qualcosa di intangibile, in una dimensione diversa, meno materiale e più di ricerca interiore. L’elemento che viene spesso messo in rilievo è come il camminare si posizioni su due livelli: il primo riguarda l’uomo che si inserisce nel mondo, il secondo riguarda invece il recupero di una dimensione più interiore, spirituale. Tra questi elementi esiste una forte interdipendenza nel momento in cui il pellegrino-viandante si mette in viaggio. Durante il cammino si prova una sorta di compenetrazione di questi due aspetti: il mondo nel quale chi cammina si avventura è la fonte da cui viene attinta la forza che induce a continuare il cammino. Questa forza è quel sentire profondo che si impossessa del viandante, quella chiarezza interiore che la lenta osservazione del mondo gli permette, un momento nel quale ci si possa concedere di assimilare lentamente quel che si presenta, senza cadere in una sorta di bulimia turistica. La strada, luogo fisico dove avviene il cammino, oltre che avere riconosciute valenze metaforiche, ha in sé un grande valore come luogo di cura, di raccoglimento e anche di consolazione.

Non c'è tristezza che, camminando, non si attenui, e lentamente si sciolga.”
Romano Battaglia

Le strade sacre divennero arterie costellate di ostelli, di magioni, di spedali e poi di misericordie, di portici di chiese. La figura romantica del viandante, si contrappone all’uomo radicato e costretto dai ritmi della società. Egli trova che la sua vera ricchezza risiede nel disporre del tempo in modo autonomo, senza che scadenze precise lo inducano a modificare il suo viaggiare. In questo senso il piacere di camminare contrasta la sedentarietà della vita legata alla casa. In realtà il viandante non si domicilia nello spazio ma nel tempo: la sosta serale, il riposo notturno, i pasti inscrivono nella continuità del tempo un’abitazione che ogni giorno si rinnova. Il viandante afferra il suo tempo, non si lascia afferrare dal tempo. Scegliendo questo modo di spostarsi, afferma la sua sovranità sul calendario, la sua indipendenza dai ritmi sociali, il suo desiderio di poter posare la bisaccia a lato della strada per gustarsi un bel sonnellino o per bearsi della bellezza di un albero o di un paesaggio.



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