Cascate del Dardagna - Balzi dell'Ora
Giro ad anello nei parchi del
Frignano e del Corno alle Scale. Bellissimo itinerario che passa al cospetto
delle meravigliose cascate del Dardagna. Per poi salire alla grande Croce di
metallo di Punta Sofia e ai 1945 m. di Punta Giorgina sul Corno alle Scale, con
l’aereo crinale dei Balzi dell’Ora.
Data: 17 Luglio 2019
Partenza: Con i mezzi pubblici,
percorrendo la S.R.66 e la S.S.12 fino a Cutigliano. E con la funivia fino alla
Doganaccia.
Note: Per la lunghezza e per i
dislivelli l’itinerario è adatto a persone allenate. Mentre il sentiero dei
Balzi dell’Ora è adatto ad escursionisti esperti, che non soffrono di vertigini
e con attitudini alpinistiche. ASSOLUTAMENTE DA EVITARE CON CATTIVO TEMPO.
Fonti: Al Cavone, l’unica fonte.
Quindi è bene partire con buona scorta d’acqua, soprattutto se fa caldo.
Sentieri: CAI 66, CAI 401, CAI 333,
CAI 337, CAI 129, CAI 00, CAI 66.
Itinerario: Le piogge
degli ultimi giorni mi fanno decidere a fare una escursione alle cascate del Dardagna, veramente belle, uno dei modi migliori per entrare in contatto con la
natura incontaminata dell’Appennino. Per poi salire alla cima del Corno alle Scale con i Balzi dell’Ora. La salita sul crinale dei Balzi è, a mio avviso, una
delle più spettacolari, panoramiche, emozionanti ed alpine dell’Appennino Tosco Emiliano.
Dalla Doganaccia prendo il segnavia 66, che
taglia a metà il costone della montagna con il quale arrivo al passo della
Calanca a q. 1731, successivamente con il CAI 00 arrivo al suggestivo Lago Scaffaiolo a q. 1783. Senza esitazioni seguo a sinistra il CAI 401 che
zizzagando scende in modo sostenuto, continuo a dritto con il CAI 333, il quale
entra nel bosco e con largo sentiero arrivo agli impianti sciistici del Cavone
a q. 1512. Continuo a sinistra sempre con il sentiero 333 WP1 che continua a scendere, poco dopo incrocio un cartello che indica di
andare a sinistra per le cascate, ma il rumore dell’acqua mi segnala che sono
arrivato. Il Dardagna dà il meglio di sè, esibendosi in un salto di ben 30
metri, il più alto di una serie di sette cascate. Seguo un sentiero che
costeggia il torrente, a gradoni in discesa, reso sicuro da una staccionata,
ogni cascata è uno spettacolo, l’ambientazione è stupefacente a tutti gli
effetti, uno dei modi migliori per entrare in contatto con la natura
incontaminata di questa parte di Appennino. Alla fine della discesa il bosco
concede un po' di spazio, dove tanti ragazzini schiamazzanti, inutilmente
redarguiti dagli accompagnatori, giocano, incuranti della magia che emana
questo posto. L’ultima cascata è alta “solo” 15 metri, ennesimo spettacolo, con
attenzione mi avvicino e tanti schizzi mi colpiscono come fossero minuscoli
spilli. L’aspetto fatato di questo angolo d’Appennino regala ancora più magia
alle cascate, che emergono tra la vegetazione in uno scenario emozionante. Dopo
una serie infinita di foto faccio una sosta mangereccia imitando i ragazzi che
finalmente hanno reso protagonista la voce del bosco. Riparto tornando indietro
fino al bivio, e distante pochi metri a sinistra inizia il segnavia 337 WP2, con cui in salita arrivo sulla strada asfaltata in località Il Cavone a
q. 1423, dove trovo l’unica fonte dell’itinerario. Poche decine di metri più a
valle c’è il rifugio con l’attiguo laghetto, che costeggio per poi inoltrarmi
nel bosco con il CAI 337 in ripida salita, la quale si addolcisce quando il
sentiero costeggia il Rio e l’oltrepassa più volte con ponticelli di legno. Esco
dal bosco arrivando al bivio di Rio Piano a q. 1563, sotto la cresta del Corno,
nella valle del Silenzio, alla cui fine il sentiero ricomincia a salire
sensibilmente. Raggiungo i 1700 m. del passo Vallone, dove a destra comincia il
crinale che sale alla vetta, con il CAI 129 inizia il tratto più difficile, per
escursionisti esperti, con tratti esposti da ambo i lati, in cui, anche se
facilmente, bisogna arrampicarsi sulle rocce. Nelle soste per prendere fiato getto lo
sguardo alla Croce, che piano piano si avvicina, ma lo spettacolo del panorama
intorno è impareggiabile. Nei tratti più ripidi ed esposti anni fa c’erano
delle corde fisse ad agevolare la salita, adesso sono rimasti solo alcuni ferri
arrugginiti dove le corde erano fissate. Ci sono però ancorati alla roccia
alcuni spit, nuovi nuovi, segno inequivocabile che qualcuno sale con la
sicurezza della corda. Con affanno arrivo in vetta, faccio una sosta sedendomi
sulla base della grande Croce, per poi riprendere il cammino, oltrepasso Punta
Giorgina a q. 1945, per poi scendere al passo dello Strofinatoio a q. 1847, e
con il sentiero 00 arrivo nuovamente al Lago Scaffaiolo. La Croce è alle mie
spalle, ormai lontana, con un misto di soddisfazione e orgoglio mi volto
indietro per vedere una parte del percorso fatto, la più faticosa, ma senza
dubbio la più appagante. Comincio
a scendere per tornare alla Doganaccia, e contrariamente all’idea originale di
percorrere il crinale fino alla Croce Arcana e poi scendere con il CAI 6, percorro
il sentiero dell’andata. Quindi in poco tempo con il sentiero 66 arrivo al
punto di partenza, appena in tempo per prendere la funivia che di lì a poco
parte. Sceso a Cutigliano per festeggiare la bella escursione mi concedo un
gelato super, con gusti mai assaggiati prima. Buonissimi!
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