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Fregio Robbiano "Alloggiare i Pellegrini" - Ospedale del Ceppo di Pistoia

27 dicembre 2017

ABETONE – PIAN DI NOVELLO

 

Lunga escursione con le ciaspole nella riserva di Campolino. Percorrendo il crinale che dal Pizzo Alpestre a q. 1740 oltrepassa il Poggione a q. 1771 e scende a Campolino.

Data: 18 Novembre 2017

Partenza: Dal paese di Abetone che si raggiunge con la S.R. 66 e successivamente con la S.S.12. E' servito dai mezzi pubblici del COPIT, linea 54.

Note: Adatto a persone allenate. Non ci sono particolari difficoltà, solo da prestare un po' di attenzione percorrendo il crinale. In corrispondenza del quale sono visibili gli antichi pilastri confinanti in pietra arenaria che furono posti nell' Ottocento a confine tra il Granducato di Toscana e il Ducato di Lucca.
Fonti: Abetone, Lago Baccioli (non sempre butta) e nel finale, oltrepassato l'ingresso dell'Orto Botanico.
Sentieri: CFS 14, CFS 02, CFS 01, CAI 100.


Itinerario: Colpevolmente in ritardo con la prima nevicata mi appresto a intraprendere la prima ciaspolata della stagione. Dalla stazione dell'autobus, con il quale arrivo all'Abetone torno indietro fino al residence Boscolungo. Oltrepassato il ponte delle Lime a destra comincia il viale Regina Elena, con il quale supero una sbarra, ed arrivato ad un bivio prendo a sinistra in discesa in direzione del Lago Baccioli, al quale arrivo poco dopo a q. 1289 WP1. Torno sull'asfalto e con le ciaspole in mano prendo a destra, poco dopo ignoro la strada a destra che porta all'Orto Botanico in corrispondenza di un'ampia curva a sinistra con punto picnic, poche decine di metri e prendo a destra a q. 1192 WP2 il sentiero CFS 02 che oltrepassa il bellissimo ponte romanico della Sega, dal quale comincia la lunga e a tratti dura salita che mi porterà sul crinale. Superato il ponte tengo la destra in pari costeggiando il torrente dall'alto, al bivio successivo prendo a sinistra in salita seguendo i segni del CFS 02. Continuo in salita fino ad arrivare a q. 1349 WP3 dove ignorando la laterale a sinistra continuo a dritto in lieve discesa. Continuo sempre sul CFS 02 arrivando a prendere a destra in salita a q. 1297 WP4 per giungere poco dopo ad incrociare la dismessa pista da sci Beatrice, poco sopra Pian di Novello. Seguo a destra la pista da sci con il CFS 01 e in costante e dura salita oltrepasso un casotto per arrivare poco dopo al vecchio rifugio Flora Alpina. La cima non è lontana, la vedo, ma per arrivarci devo percorrere un pezzo di ripida salita. Arrivo al monumento eretto in memoria dei Partigiani caduti (qui passava la Linea Gotica) e quindi ai 1740 m. del Pizzo Alpestre. Dal Monumento salgo sul Monte Poggione a q. 1771, da cui si domina un bel panorama e seguendo il CAI 100 percorro il crinale fino a sovrastare i vasti pratoni di Campolino. Scendo il pendio dove tante persone come me hanno imparato a sciare, fino ad arrivare alla base dello stesso, dove inizia la vecchia pista da sci “Rossa” a q. 1716 WP5. Seguo le sue curve e i suoi “muri” in discesa, alla fine della quale prendo a destra il CAI 104 con il quale arrivo al parcheggio della ex cabinovia del Sestaione. Oltrepasso il ponticello e l'ingresso dell'Orto Botanico e su asfalto in lieve discesa arrivo sulla strada percorsa stamani mattina. La percorro al contrario, in lieve salita fino al Lago Baccioli, dove continuo su asfalto arrivando poco dopo a Fontana Vaccaia sulla S.S. 12 alla fine di questo itinerario. Itinerario lungo, faticoso e molto bello (almeno per me), peccato per la neve, veramente poca. 


 
  

6 dicembre 2017




Ana aspetta ogni mattina, felice, il ritorno dalla pesca del marito e dei tre figli in un porticciolo andaluso. La guerra civile spezza quel sogno: Ana si ritrova sola per tanti anni, in quella casa in riva al mare. Chiusa nel dolore e nel rifiuto, diventa "Ana no". Un filo di speranza la sostiene: rivedere l'unico figlio rimasto, prigioniero a vita in un carcere nel nord della Spagna. A settant'anni, chiude l'uscio di casa e parte a piedi con il pandolce che lei stessa ha preparato per lui. Un viaggio d'amore e di morte, di scoperta e d'iniziazione, sublimato dalla scarna scrittura di Gomez-Arcos.

Questo libro è un piccolo capolavoro di una poesia disarmante, colpevolmente ignorato. Pubblicato nel 1977 in Francia ed in Italia solo nel 2005. Descrive la crescita di una donna di 70 anni che, camminando lungo i freddi binari del treno, impara di sé, della vita e del mondo. Il suo è infatti il viaggio dell'esilio interiore e della pura perdita. Nel corso del tempo Ana perde la sua famiglia. Poi gli averi, l'identità, il nome, la bellezza, le scarpe, gli abiti che a malapena la coprivano. Tutto. E' un romanzo sulla pace degli sconfitti, sul vuoto e la disperazione che la guerra imprime nella sua vita che impercettibilmente continua a scorrere. Il suo no è una risposta simbolica. Una risposta alla dittatura politica, morale e sociale della Spagna franchista, ma anche molto di più. I riferimenti storici sono così precisi e allo stesso tempo così universali, che la guerra maledetta potrebbe essere qualsiasi guerra, il regime potrebbe essere qualsiasi regime e la patria qualsiasi patria.

IL FASCINO DI CAMMINARE DA SOLI



Qualche settimana fa, durante una delle mie innumerevoli uscite in solitaria, riflettevo ancora una volta su quanto è bello camminare da soli. Ero sulla Via Romea del Chianti, un percorso bellissimo che collega Firenze a Siena, attraversando il Chianti, una delle zone più belle d'Italia, e non solo. A camminare da solo ci vado per scelta, non che non mi piaccia la compagnia, anzi, ma da solo è un'altra cosa, una cosa diversa, a cui non riuscirei a rinunciare molto facilmente. Camminare nel silenzio, i cui soli rumori sono quelli dei miei passi e quelli della natura che mi circonda. 


Mi capita di camminare per poche ore, molte volte per un giorno, a volte per cammini più lunghi, con il bello e con il cattivo tempo. Talvolta senza una meta precisa, o camminare di notte, cosa che a me piace moltissimo, con la luna e milioni di stelle ad illuminare il percorso, dove ogni sensazione viene amplificata al massimo. 


A molti il silenzio e la solitudine può dare fastidio, significa angoscia. Per me non è così, sono momenti preziosi, occasione per riflettere, guardarsi dentro, o tentare di farlo. Personalmente l'angoscia la vivo quando mi trovo in mezzo a tanta gente con le quali non riesco a comunicare. E poi spesso non si è proprio soli, a volte si trova qualcuno con cui fare un pezzo di strada, o si incontrano persone con le quali fare due chiacchiere. Quando parlo con qualcuno del mio modo di camminare ho l'impressione di essere preso per incosciente o addirittura per pazzo. Le obiezioni sono sempre le stesse: "E se ti succede qualcosa? Se ti fai male come fanno a trovarti?" Però io non mi sento proprio così incosciente, come non mi sento così sicuro quando sono con qualcun altro. Personalmente quando cammino da solo, soprattutto in montagna, se possibile sono più attento, osservo molto di più, ho molto più rispetto di quello che mi circonda e se ho qualche dubbio è molto più facile che torni indietro sui miei passi.
Con questo non voglio spronare le persone a camminare da sole e nemmeno dire che è meglio o peggio rispetto a farlo in compagnia. E' solo uno dei tanti modi di vivere la propria passione, è quello che piace a me e di cui tante volte ho bisogno.