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Fregio Robbiano "Alloggiare i Pellegrini" - Ospedale del Ceppo di Pistoia

31 luglio 2019


MARESCA - MANDROMINI


Appennino… Una volta ancora. Da Maresca un anello che attraversa la maestosa foresta del Teso, per poi risalire la valle del Verdiana con l’abbandonato abitato di Mandromini.

Data: 27 Luglio 2019

Partenza: Dal paese di Maresca, raggiunto con i mezzi pubblici del COPIT. 

Note: Itinerario privo di difficoltà. Adatto a persone allenate.
Fonti: E’ sempre bene partire provvisti di acqua, anche se, come in questo caso si trovano diverse fonti.
Sentieri: CAI 3-1, CAI 1, CAI 00, CAI 2, CAI 20, CAI 3, CAI 3-1.


Itinerario: I sentieri della Montagna Pistoiese credo di conoscerli abbastanza bene, ma alcuni di essi, per motivi vari li ho percorsi poco. Quindi oggi con questo anello voglio approfondire la conoscenza con due di essi.
L'itinerario comincia dal centro del paese di Maresca, davanti alla bella fontana, dove riempio la borraccia. Prendo a destra e percorse poche centinaia di metri in salita in via del Teso, seguo a sinistra con il CAI 3-1, con il quale entro nel bosco. In breve arrivo alla sorgente della Volpe a q. 895 WP1, ed in successione costeggio due bei laghetti e la scenografica sorgente della Chiocciola a q. 904 WP2. A q. 934 prendo a destra WP3 per poi arrivare sull’asfalto in corrispondenza dell’ex vivaio della forestale, dove una cooperativa coltiva frutti di bosco. Proseguo sull’asfalto, al cui lato un cartello dà il benvenuto nella foresta del Teso e poco dopo in corrispondenza di una curva a destra torno su sterrato nel bosco con il CAI 1 con il quale in ripida salita arrivo in località Il Merizzino a q. 1110. Il sentiero non da tregua, superato un piccolo fosso a q. 1288 WP4, seguo a dritto e subito a destra, e in costante irta salita arrivo ad incrociare il segnavia MPT che proviene dalla Casetta Pulledrari. Sul quale trovo anche i segni azzurri del bellissimo itinerario Pracchia Abetone, da me percorso qualche anno fa. Supero il passo della Maceglia a q. 1430, dove un Cippo e una Croce ricordano i caduti per la Resistenza, “14 Luglio 1944”. Qui passava la Linea Gotica. Raggiungo e oltrepasso il rifugio di Pratorsi, purtroppo chiuso, e continuo a scendere sulla strada asfaltata per poco più di due chilometri, fino ad arrivare a prendere a destra con il CAI 2 a q. 1087 WP5, in corrispondenza di una curva a sinistra. Il piacevole sentiero attraversa un bosco di faggi prima di arrivare ad una carrareccia, sulla quale supero un piccolo guado, per poi arrivare in ripida salita a Ca’ Selvori, o Podere Nuovo di Mandromini a q. 1079 WP6. Nucleo abitativo di notevole fattura che comprendeva stalle e abitazioni, purtroppo in totale stato di abbandono, oggi usato come rifugio di fortuna. Il percorso azzurro per l’Abetone prosegue a sinistra in direzione del Butale, mentre io continuo a dritto con il CAI 2, che risale la vallata del torrente Verdiana con molti tratti in ripida salita. A q. 1198 WP7 lascio il largo sentiero per continuare a sinistra e poco dopo mi accorgo di aver oltrepassato un bivio che dovevo prendere a destra, controllo il gps che mi conferma che ho sbagliato, ma poco sopra ritroverò il sentiero giusto. Prendo a sinistra a q.1343 WP8, mentre i tuoni si fanno sempre più vicini e minacciosi, ed il cielo comincia a coprirsi. A q. 1469 riempio la borraccia alla bella sorgente, mentre il bosco inizia a diradarsi lasciando spazio a piccole praterie di mirtilli e di lamponi. Cominciano a cadere i primi goccioloni mentre in ripida salita supero il limite della vegetazione, scoprendo i monti che mi circondano, con il Cupolino e il Corno alle Scale che giocano a nascondino con la nebbia. La pioggia si infittisce quando raggiungo il bivio con il CAI 20 a q. 1620, quindi prendo a destra riparandomi sotto i faggi che coprono il sentiero, e vista l’ora mi accomodo su di un sasso e mi “pappo” un bel panino. Riparto mentre il cielo si riapre e torna azzurro e in breve arrivo al rifugio del Montanaro a q. 1567, dopo avere oltrepassato la fonte del Cacciatore a q. 1590. Quindi con il segnavia 3, dopo avere superato a destra il Rombiciaio a q. 1362 e una fonte a q. 1206 arrivo alla Casetta Pulledrari, mentre il cielo si rifà nero e ricominciano i tuoni. Continuo a scendere sempre con il CAI 3 costeggiando il Capannone, un albergo ristorante attualmente abbandonato. Tornato sulla strada asfaltata in corrispondenza dell’ex vivaio forestale copio il percorso d’andata e in circa quindici minuti arrivo a Maresca. Mentre il mercatino che stamattina montava i propri banchi, cerca di andare via il più in fretta possibile per paura del temporale, che per fortuna non arriverà.

21 luglio 2019


CAMMINO DI S. JACOPO IN TOSCANA
Il Cammino di S. Jacopo è un itinerario nuovo, ma anche uno dei più antichi, che unisce Firenze a Lucca, passando da Pistoia. La direttrice del Cammino segue la Cassia Vetus, una via romana risalente al II secolo avanti Cristo, che univa Roma a Luni, importante porto ai confini con la Liguria. Importanti città sono nate e poi sviluppate lungo questa via, Chiusi, Arezzo, Fiesole, Firenze, Pistoia, Lucca. Quindi un cammino antico più di duemila anni, che attraversando un territorio reso unico da importanti testimonianze storiche, artistiche e religiose, è stato usato dai pellegrini per raggiungere la via Francigena, e poi proseguire per Santiago de Campostela, o Roma nella direzione opposta. Il cammino ha come fulcro Pistoia, conosciuta fin dal 1145 come la Piccola Santiago (Minor Santiago), meta ambita dai pellegrini per rendere omaggio all’unica Reliquia di Santiago riconosciuta dalla Chiesa al di fuori di Campostela, ed ancora oggi custodita in un prezioso Reliquiario di fronte all’Altare d’Argento nella splendida Cattedrale della città. Il nostro itinerario, per evitare l’inquinamento della piana e i rischi di un traffico caotico, per quanto possibile, segue percorsi alternativi, attraversa una natura meravigliosa su percorsi pedecollinari e collinari, che da sempre custodiscono testimonianze architettoniche, naturalistiche e religiose, a cui non prestiamo la dovuta attenzione, o peggio, non conosciamo, anche se sono vicinissime a noi. 




Tappa nr. 1: Firenze - Gonfienti (Prato)
Tappa nr. 2: Gonfienti (Prato) - Pistoia
Tappa nr. 3: Pistoia - Pescia
Tappa nr. 4: Pescia - Lucca


CAMMINO DI S. JACOPO



Tappa nr. 1: Firenze – Gonfienti (Prato)

Data: 19 Maggio 2018

Partenza: Dalla piazza del Duomo di Firenze.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza è adatto a persone allenate. 
Fonti: Si incontrano pochissime fonti, per cui è necessario partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle case, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è poco segnato, per cui se non si conosce il tracciato è necessario percorrerlo con tracce gps. 


Itinerario: Nei giorni scorsi ho scoperto su Facebook che c’era la possibilità di fare un itinerario a me di Pistoia, molto caro, che da un po' di tempo volevo percorrere: Il Cammino di S. Jacopo in Toscana. Un Cammino che, quando sarà ultimato, porterà i camminanti (pellegrini) da Firenze a Lucca, immettendosi sulla Francigena e sulla direttrice di Santiago, passando da Pistoia, la piccola Santiago.  La Comunità Toscana il Pellegrino, nella figura di Nedo Ferrari, ha organizzato questa “uscita”, la prima aperta a tutti, infatti siamo i primi a percorrerlo insieme a chi lo ha ideato e ha fatto le ricognizioni. Il ritrovo è fissato al Canto alla Paglia, sotto al Tabernacolo in piazza del Duomo a Firenze, punto di partenza dell’itinerario, al quale mi reco insieme a Nedo, e dove alla spicciolata arrivano una quindicina di persone.
Partiamo percorrendo via Borgo S. Lorenzo, attraversando la piazza omonima con la sua bellissima Basilica, ricca di storia e di opere d’arte. Continuiamo a dritto oltrepassando Porta S. Gallo, antica porta d’ingresso dei pellegrini in città. Attraversiamo Piazza della Libertà per poi percorrere via del Ponte Rosso, alla cui fine, attraversato il Torrente Mugnone seguiamo il suo corso a sinistra, per poi seguire a destra attraversando i Giardini dell’Orticoltura. A q. 76 WP1 troviamo la prima fonte, e prendiamo le scale a destra, alla fine delle quali godiamo di un bel panorama sul centro di Firenze. Con via Trieste e quindi con via Emanuele II arriviamo a prendere a destra il lastricato di via dei Cappuccini, costeggiamo a sinistra il convento per poi percorrere strade “murate” con le quali arriviamo in zona Careggi.  Poco più avanti oltrepassiamo la villa di Careggi, la prima delle tre ville Medicee che impreziosiscono il nostro percorso, le altre sono Villa La Pietraia e Villa Reale di Castello, sede dell’Accademia della Crusca. A impreziosire questo tratto di cammino ci sono anche la Tomba Etrusca della Montagnola, la manifattura Ginori di Doccia e la Pieve di S. Michele a Castello, il cui parroco Don Lorenzo, nel 1472 percorse il Cammino di S. Jacopo per recarsi alla volta di Santiago di Campostela, lasciando anche un diario. Continuiamo sul nostro itinerario punteggiato di bellezza, come la chiesa di S. Maria a Quinto, per poi scendere a Colonnata, dove facciamo pausa pranzo. Ripartiamo con via Cavour, attraversiamo un torrente su un caratteristico ponte pedonale, per poi ascoltare Nedo Ferrari che davanti alla pieve di S. Jacopo a Querceto ci narra un altro pezzo di storia del cammino. Superata una fonte a q. 102 WP2 si sale alle Cappelle di Settimello, da cui la vista spazia sulla piana fiorentina, per poi scendere e lambire una brutta zona industriale, quindi risalire alla bella Pieve di S. Donato (nel chiostro c’è una fontana) e al Castello di Calenzano. Dal piccolo borgo si scende e si attraversa la piana di Travalle, oltrepassiamo il torrente su un ponticello, per poi percorrere un pezzo di argine, con il quale torniamo sulla strada asfaltata. Con la strada pedecollinare pratese costeggiamo la chiesa romanica di S. Lorenzo di Pizzidimonte, per poi scendere su via Firenze. Procediamo a destra fino alla località delle Macine dove sottopassiamo la ferrovia, per poi attraversare l’interporto, ed arrivare poco dopo alla chiesa di S. Martino a Gonfienti, dove passeremo la notte.  Il molto asfalto non ha tolto niente alla bellezza dell’itinerario, percorso sotto un sole che si è fatto sentire. Il tracciato si snoda sulle prime propaggini collinari fiorentine pratesi, attraversando luoghi ricchi di storia e di bellezza, dove i tabernacoli indicano la via, come la indicavano ai pellegrini di altri tempi.





CAMMINO DI S. JACOPO


Tappa nr. 2: Gonfienti (Prato) - Pistoia

Data: 20 Maggio 2018

Partenza: Dalla chiesa di S. Martino a Gonfienti (Prato).

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza è adatto a persone allenate. 
Fonti: Si incontrano pochissime fonti, per cui è necessario partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle case, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è poco segnato, per cui se non si conosce il tracciato è necessario percorrerlo con tracce gps. 


Itinerario: Dopo una notte di buon riposo, ripartiamo dalla chiesa di S. Martino a Gonfienti, alle porte di Prato, in una bella mattina di sole, alla volta di Pistoia, per rendere omaggio alla Reliquia di S. Jacopo, l’unica reliquia di Santiago venerato a Campostela in Spagna, riconosciuta dalla Chiesa in tutto il mondo.
Torniamo in via Firenze, per fermarci poco dopo alla Cappella di S. Maria Maddalena dei Malsani (che faceva parte dello Spedale di S. Jacopo, dedicato alla cura dei lebbrosi fuori le mura di Prato), dove ascoltiamo con piacere Nedo Ferrari che ci fa una piccola lezione di storia. Oltrepassata la rotonda seguiamo la pista ciclabile lungo il fiume Bisenzio, per attraversarlo poco dopo e raggiungere il Duomo di Prato, dove è ancora vivo il culto della Cintola della Madonna. Nella piazza antistante troviamo nuovi compagni di percorso, in sostituzione di chi ci ha lasciato ieri sera. Con via Magnolfi sottopassiamo la stazione di Porta al Serraglio per poi seguire la pista ciclabile, con la quale oltrepassiamo una fonte a q. 73 WP1 ed arrivare in località S. Lucia dove cominciamo a salire con il CAI 10. Costeggiamo un’abitazione per seguire a destra e subito a sinistra in via Bellavista raggiungendo la villa abbandonata della Sacca, vecchia sede estiva del Convitto Cicognini di Prato. Superata la villa scendiamo su sentiero a sinistra a q. 186 WP2 e subito a destra a q. 164 WP3, per poi seguire via di Vainella, e quindi a destra percorrendo via di Cantagallo, con la quale arriviamo al paese di Figline, dove possiamo fare rifornimento d’acqua a q.108 WP4. Percorse poche decine di metri prendiamo a sinistra via Ventinove Martiri, e quindi seguendo a destra arriviamo davanti ad un vero gioiello: il duecentesco Tabernacolo di S. Anna, che copre quasi per intero la facciata di una abitazione. Alla fine del paese torniamo a salire con il CAI 12B, attraversando il Parco Naturale del Monteferrato dalle cui cave è stato estratto il serpentino verde con il quale sono stati costruiti tutti i monumenti in stile romanico pisano di Pistoia, di Prato e di altre città, compreso il Duomo di Firenze. A q. 165 WP5 seguiamo a sinistra per giungere ad uno spiazzo dove intercettiamo il CAI 12C che prendiamo ancora a sinistra, con cui, in discesa superiamo una cava arrivando ad una strada asfaltata che percorriamo in salita, con la quale dopo aver costeggiato la bella e imponente villa del Barone di Bagnolo, arriviamo alla Rocca di Montemurlo, appartenuta ai Conti Guidi. Alla fine della piazza scendiamo con la strada lastricata per poi lambire la periferia di Montemurlo, superando una fonte a q. 88 WP6. Con la provinciale Montalese superiamo il torrente Agna e giunti alla rotonda, dove troneggia la bella Villa Smilea, imponente palazzo fortificato, andiamo a destra per raggiungere poco dopo la longobarda Abbazia di S. Salvatore in Agna. Costeggiando il Comune di Montale giungiamo poco dopo alla fontana a q. 78 WP7 in piazza Matteotti, quindi con via Ariosto prendiamo a sinistra via Pacinotti. La percorriamo fino a trovare, alcune centinaia di metri dopo, un guado con un ponticello che ci permette di passare dall’altra parte. Continuando a sinistra attraversiamo un piccolo borgo, superato il quale arriviamo a prendere a sinistra su una strada trafficata. Continuiamo a dritto su una strada laterale, via Nesti e successivamente entrando nell’area vivaistica pistoiese percorriamo via Forramoro, da cui si ha una bella vista sulle colline e sulle belle ville di Paterno, degli Imbarcati, appartenuta agli Asburgo, e della Villa di Celle, sede di una delle collezioni di arte moderna più importanti del mondo. Con attenzione si percorre via Sestini arrivando al bel Tabernacolo delle Sei Arcole, edificato su un pilone dell’antico ponte a sei arcate, quindi facciamo una piccola deviazione per arrivare a farci un regalo presso una delle migliori gelaterie di Pistoia. Rinfrancati nel corpo prendiamo via Nerucci, per poi entrare nella piccola Santiago da via S. Marco, dalla quale facciamo una deviazione per andare a vedere le sette Opere di Misericordia dello Spedale del Ceppo. Data la stanchezza generale si sale direttamente alla vicina piazza del Duomo, quindi entriamo in Cattedrale a rendere omaggio alla Reliquia di S. Jacopo, presso l’Altare d’Argento.
In ultimo vorrei ringraziare l’amico Nedo Ferrari: per il libro che mi ha regalato, graditissimo, e per le descrizioni e narrazioni storiche fatte nei due giorni di cammino.


CAMMINO DI S. JACOPO



Tappa nr. 3: Pistoia - Pescia

Data: 10 Aprile 2019

Partenza: Dalla piazza del Duomo di Pistoia, di fronte alla Cattedrale.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza è adatto a persone allenate. Si può dividere l'itinerario a Montecatini T., divenendo così due tappe di circa pari chilometri.
Fonti: Non ci sono problemi per rifornirsi di acqua, si incontrano molte fonti.  
Sentieri: L’itinerario anche se è segnato, è bene percorrerlo con la descrizione del percorso e le tracce gps. 


Itinerario: Dopo una nuova, e sempre piacevole visita alla Cattedrale, e reso omaggio alla Reliquia di S. Jacopo riparto da Pistoia, la Santiago Minor. Come i pellegrini che fin dal XII secolo vi giungevano per rendere omaggio all’unica Reliquia di Santiago riconosciuta dalla Chiesa.
Esco a sinistra dalla bella piazza del Duomo per immettermi subito a destra in via di Stracceria con la quale arrivo in piazza della Sala, con i caratteristici banchi in pietra fuori dagli innumerevoli negozi, belle e conservate testimonianze Longobarde. Dopo via dei Fabbri percorro a sinistra l’ultimo tratto di via degli Orafi, (sotto al quale giace la via Cassia) per poi continuare a dritto con via della Madonna, (con la bellissima cupola del Vasari della Basilica della Madonna dell’Umiltà) Via Puccini e via Sacconi. Alla rotonda continuo a sinistra in pari percorrendo via N. Sauro, con la quale supero a dritto il semaforo, e con via prov. Lucchese mi lascio definitivamente alle spalle la piccola Santiago. Attraverso il ponte sul Torrente Ombrone e continuo a dritto fino a prendere a destra via Boccardi nel centro di Pontelungo, dove al fontanello riempio la borraccia. Continuo a destra con via Poli Valoris, per poi seguire a sinistra in via Comunale Pieve a Celle, svolto ancora a sinistra su sterrato di fronte ad una piccola Cappella, costeggio alcune abitazione per poi continuare in salita, prima su acciottolato, e poi con una Via Crucis arrivando al Convento di Giaccherino. Ignorando le laterali continuo a dritto in via Scala di Giaccherino, fino a seguire a destra al bivio con via Acciaio e Agnolaccio, prima in discesa e poi, superate alcune belle abitazioni, in ripida salita, e con l’ultimo pezzetto di sterrato arrivo alla Pieve di S. Michele a Groppoli. Proseguo a dritto costeggiando una abitazione, ignoro un primo bivio per poi continuare a sinistra WP1 in mezzo ai campi della tenuta di Groppoli, agriturismo di lusso, che raggiungo dopo aver superato una mal ridotta casa colonica. Superato un ponticello proseguo a dritto su sterrato, costeggiando una colonica continuo a dritto, supero un piccolo guado e dopo un corto sentiero nel bosco torno su larga carrareccia che seguo a sinistra. Al seguente bivio ancora a sinistra su asfalto in discesa, un tratto di sterrato e in corrispondenza delle prime abitazioni ancora su asfalto. Al bivio seguo a destra in via Musicanti e poche decine di metri dopo la grande curva prendo a destra scendendo con le scale fra le case WP2. Alla cui fine continuo a sinistra percorrendo via Dori, con la quale arrivo in via prov. Lucchese, in loc. Masotti, dove si può trovare un bar, servizi bancari e vari negozi. Continuo a destra in sicurezza per poche centinaia di metri per poi prendere a destra in via dei Salici dove si può fare rifornimento di acqua al fontanello comunale, attraverso a sinistra il giardino pubblico per poi costeggiare la recinzione di una scuola. Attraversato il ponticello prendo a sinistra e subito a destra in salita, superato un campo sportivo torno su sterrato con il quale arrivo a prendere a sinistra in discesa su asfalto in corrispondenza di una abitazione disabitata. Tengo la sinistra al bivio e poco dopo, oltrepassato a dritto un cancello, continuo a sinistra in via di Castellina, poche decine di metri e alla fine delle abitazioni seguo a destra passando di fronte agli ingressi di alcune villette. Superato un piccolo passaggio pedonale percorro a sinistra via Rio, con cui in corta e ripida salita arrivo a prendere a destra via Corta, con la quale in ripida salita (20%) arrivo al paese di Serravalle P.se. Via Garibaldi e via S. Lodovico mi conducono alla Pieve di S. Stefano, con il caratteristico portico e campanile, attraversata la piazza scendo alla pieve di s. Michele Arcangelo dell’VIII secolo, con il bellissimo portico, che si narra sia stato costruito per riparare i pellegrini. Poche decine di metri e giungo alla fine del paese in corrispondenza della Torre Longobarda e della Rocca Nuova, dalla quale, salito in cima posso apprezzare un panorama a 360°. Esco dal “castello” con la Porta della Gabella, e con la via omonima in ripida discesa arrivo ad un piccolo borgo dove un Bottaccio, piccolo specchio d’acqua che alimentava mulini e frantoi fa bella mostra di se. Quasi di fronte, sulle pietre di una abitazione ci sono scolpite alcune iscrizioni WP3 che confermano che proprio li si pagava la gabella, un pedaggio per poter salire al castello di Serravalle (Straordinario come non si sia perso, ma anzi è conservato benissimo). Pochi metri e seguo con molta attenzione in discesa la transitata via Lucchese, con cautela la attraverso per imboccare via Perticaia, con la quale sottopasso l’autostrada A11 alcune volte. Costeggio La Magione, (dove sorgeva l’antico Ospitale della Maggiora, che prestava assistenza ai pellegrini) aggiro l’autogrill dell’autostrada per poi costeggiarla con via Tre Fontane e quindi superata una breve salita continuo a destra con via del Poggetto. Oltrepassato il cavalcavia dell’autostrada seguo a sinistra tornando a costeggiare l’A11 su sterrato, avendo come riferimento una ciminiera, a cui vado incontro. Tornato su asfalto continuo a destra in via Francesca Nord, per prendere poco dopo a sinistra sull’argine del Torrente Nievole. Se l'argine non è percorribile si prosegue con via Ribocco e quindi con via Fonda, arrivando sulla S.R. Francesca, che seguo a destra. Poche centinaia di metri dopo aver attraversato il ponte continuo a destra al semaforo, attraverso i binari del treno, taglio obliquamente la piazzetta per poi continuare sulla stretta via della Pieve, con la quale arrivo in piazza S. Marco, antistante l’antichissima pieve di S. Pietro a Pieve a Nievole, detta “in Neure” uno dei capisaldi della viabilità medioevale. Proseguo con via del Poggetto, quindi a dritto con via Marconi e giunto alla rotonda seguo a destra con via C. Colombo. Al bivio continuo a sinistra con viale Bicchierai, per prendere la prima a destra, via Mura Pietro Grocco, con cui arrivo in via Verdi, nel cuore del centro termale di Montecatini T. (andando a sinistra in pochi minuti si arriva nel centro cittadino) Continuo a destra e quindi a sinistra costeggiando le belle e caratteristiche Terme Tettuccio e attraversare il bel parco con via del Rinfresco e via dei Lecci, per poi arrivare a prendere a sinistra in totale sicurezza il lungo viale Bustichini. Al bivio proseguo a destra con via Adua, giunto alla grande rotatoria seguo ancora a destra oltrepassando il cartello di Margine Coperta. Alla rotonda seguo a destra in via Vangile e poco dopo continuo a sinistra con via Verdi, con cui in salita arrivo a varcare l’ingresso del bel parco di Villa Ankuri, (la cui ombra sarà preziosa d’estate) alla fine del quale continuo a sinistra in via Falciano, quindi in salita con via Gavine, la prima a destra. Al seguente bivio seguo a destra, oltrepasso un ristorante (si può richiedere il menù del pellegrino) arrivando di fronte alla porta di S. Martino, con la chiesetta omonima a destra. Varcando la porta entro nel bel borgo di Buggiano Castello, le strette e curate stradine, la chiesa della Madonna della Salute e di S. Nicolao, il palazzo Pretorio e i grandiosi panorami meritano sicuramente una visita. (il paese è famoso per i giardini e orti ricchi di fiori e flora mediterranea). Esco dal paese attraverso una porta turrita per prendere subito a destra un sentiero CAI, via delle Cave, che scende tenendo la destra WP4 con tratti di lastricato medioevale tra olivi e un boschetto, alla fine del quale torno su asfalto. Proseguo a sinistra arrivando poco dopo ad un autentico gioiello, Il Ponticino, un ponte romanico a schiena d’asino perfettamente conservato.  Percorro pochi metri a sinistra sull’erba, per poi proseguire in salita su asfalto, pochissimo dopo prendo a sinistra su sterrato WP5, costeggio un laghetto e supero un ponte ad archi di un acquedotto? In corrispondenza di un fabbricato agricolo, facendo molta attenzione seguo e destra in salita WP6 su traccia di sentiero, con il quale arrivo al paese di Stignano.  Che lascio dopo aver attraversato la piazzetta dove si affacciano la chiesa di S. Andrea e la casa natale di Coluccio Salutati. Con il panorama su Pescia, che appare sempre più vicina, lascio il paese tornando su sterrato, ad un bivio vado a sinistra WP7 ignorando la destra con catena e in ripida salita arrivo in località La Costa, con la chiesa romanica di S. Bartolomeo che mi appare davanti all’uscita dal bosco. Pochi metri a sinistra e un bellissimo balcone panoramico mi regala l’ennesima meraviglia di questo cammino. Tornato alla chiesa costeggio il muro di contenimento seguendo i segni bianco rossi del CAI, il sentiero dopo avere attraversato un boschetto di bambù e coltivi di olivi torna su asfalto che seguo in discesa arrivando al paese di Uzzano. (l’alternativa, forse più lunga, ma sicuramente più semplice e comoda è seguire la strada asfaltata dal balcone panoramico. Via Verdi e via Colli per Uzzano portano all’inizio di Uzzano) Le energie cominciano a scarseggiare ma il paese merita una visita. Il Palazzo Comunale o palazzo del Capitano, la scala Santa, la chiesa dei Santi Jacopo e Martino e il panorama che si gode dal sagrato della chiesa sono irrinunciabili. Con via Bardelli e via Garibaldi esco dal paese percorrendo una strada lastricata in discesa, e dopo via Traversa Pesciatina percorro via Colli per Uzzano vedendo Pescia venirmi incontro. Poco sopra il paese prendo a sinistra WP8 in via Lungo alle Mura costeggiando una torre e un muro in pietra, alla cui fine percorro via Mozza. Quindi a destra, ormai poche decine di metri mi separano dalla piazza del Duomo, di fronte alla Cattedrale, che custodisce i resti di S. Alluccio. Il Santo che dedicò la vita alla cura e all'accoglienza dei pellegrini. 






CAMMINO DI S. JACOPO


Tappa nr. 4: PESCIA - LUCCA

Data: 17 Marzo 2019

Partenza: Dalla piazza di fronte alla Cattedrale di Pescia.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza è adatto a persone allenate. 
Fonti: Si incontrano pochissime fonti, per cui è necessario avere sempre una buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
SentieriIl percorso è da finire di segnare a terra, mentre è completamente segnato con adesivi del Cammino di S. Jacopo. Oltre alla via della Fiaba, sentiero bianco rosso CAI 51. Nonostante questo, consiglio di percorrerlo con la descrizione del percorso e le tracce gps.  



Itinerario: Percorro questo itinerario poche settimane dopo averlo percorso con Nedo Ferrari, Paolo Rindi, Alessandro Guerra e Guja Guidi, vicesindaco di
Pescia, nel corso del quale abbiamo provveduto a segnare il percorso a terra (da finire), e tutto l’itinerario con adesivi. E’ stata anche una occasione per verificare il lavoro fatto, è vero che lo ricordavo molto bene, però gli adesivi erano lì a confermare le scelte che via via facevo.
Dalla piazzetta antistante la Cattedrale, di fianco alla fonte da cui attingo acqua e dove trovo i primi adesivi dell’itinerario, imbocco via Cavour per poi oltrepassare il Torrente Pescia sul ponte del Duomo. Da piazza Mazzini seguo a sinistra in via Borgo della Vittoria che poi diventa via Libero Andreotti arrivando in Piazza Matteotti. Continuo a destra oltrepassando il cinema e il primo tabernacolo per poi arrivare a prendere a sinistra in salita la rampa di accesso della via della Fiaba, CAI 51, un bellissimo percorso medievale che collega Pescia a Collodi. La strada conserva ancora lunghi tratti lastricati, lungo i quali troviamo alcuni Tabernacoli, attraversa uliveti ed estensioni di piante mediterranee che un micro clima particolare permette di coltivare. In salita arrivo ad attraversare a dritto una strada asfaltata, via Collecchio, per poi arrivare ad oltrepassare un ponticello oltre il quale torno a salire ancora su lastricato. Oltrepasso via Don Eugenio D’Alessandro e su sterrato tenendo la destra al bivio seguente arrivo a costeggiare il muro di cinta del giardino di Villa Garzoni. Seguendo il muro in discesa arrivo a Collodi, vicino all’ingresso del parco del burattino più famoso del mondo. Oltre alla fontana dove si può riempire la borraccia ci sono varie possibilità di ristoro. Proseguo a destra e quindi a sinistra, oltrepasso il fiume e costeggiando un ristorante e il parco di Pinocchio mi immetto in via Pasquinelli dove troneggia una gigantesca figura di Pinocchio. Al bivio vado a destra in via di Confine con Capannori, che abbandono poco dopo per prendere a sinistra via di Mazzalucchio, con la quale arrivo ad incrociare via Lucchese. La attraverso per poi seguire a destra in sicurezza sul piazzale di un distributore, alla fine del quale continuo a sinistra in via Colle del Lupo, una strada secondaria in leggera salita, che percorro attraversando campi e uliveti fino a seguire seccamente a destra in via del Pratalozzo. Raggiunti alcuni casolari in rovina continuo su sterrato, e alla fine di una bella fila di cipressi prendo ancora a sinistra, WP1, aggiro ancora a sinistra altri ruderi, per poi arrivare a prendere a destra in via dei Colli. Uno storico, lungo e bel selciato, a tratti ben conservato, segnato dal passaggio dei carri, sicuramente coincidente con l’antica via Cassia WP2. Oltrepassato il culmine della collina, che divide il territorio pesciatino da quello della lucchesia, continuo a destra in discesa, dove si intereseca con una variante della via Francigena e del Chemin D’assise, tornando su asfalto in via del Carrara. Arrivo poco dopo ad un punto di ristoro, (dove si può fare una meritata sosta), supero il ponticello per arrivare in breve di nuovo sulla via Lucchese. Facendo attenzione l’attraverso a dritto per percorrere via Vecchia Pesciatina, e poi via della Chiesa di Gragnano alcuni chilometri di asfalto da seguire a diritto in mezzo ad una bella campagna, seguendo un probabile percorso romano. Arrivato di fronte alla Colonna Votiva in corrispondenza della Casa Madre delle Sorelle di S. Gemma, prendo a destra in via del Bevilacqua, per arrivare poco dopo al borgo di Camigliano, dove svolto seccamente a sinistra percorrendo via delle Pianacce e quindi via dei Bocchi. Un lungo rettilineo, attraversando alcuni incroci, mi conduce a Segromigno in Piano, dove fa bella mostra di sé la chiesa della Santissima Vergine dei Dolori. Riparto con via dei Bocchi, ancora bella dritta, oltrepasso il cartello che indica il paese di Lammari per poi arrivare alla S.P. di Marlia, molto trafficata. Con attenzione passo dall’altra parte, attraverso l’ampio parcheggio, per poi percorrere via S. Cristoforo, e tenendo la destra al bivio seguente arrivo di fronte ad un autentico gioiello, la chiesa alto medievale di S. Cristoforo WP3 che consiglio di raggiungere percorrendo a destra il breve collegamento sulla vecchia strada ed il ponticello. (Se fosse chiusa, contattare il parroco della vicina chiesa di S. Jacopo, nel centro del paese). Riparto lasciandomi alle spalle la bella chiesetta, per seguire poco dopo a sinistra in via del Cimitero, e quindi a destra in via Dei Leri, arrivando al Sagrato antistante la chiesa di S. Jacopo WP4 (una visita è d’obbligo). Percorse poche centinaia di metri di via Lombarda seguo a sinistra una strada secondaria, via Ramacciotti, e con via del Fondaccio arrivo a prendere a destra uno sterrato con il quale costeggio un laghetto prima di continuare a dritto su asfalto. Al bivio seguente vado a sinistra in via di Muletto, e successivamente ancora a dritto in via delle Ville, costeggiando la chiesa di S. Cassiano a Vico. Superata la chiesa continuo a destra con via del Borghetto, che seguo fino a prendere a sinistra via dell’Acqua Calda, una strada che segue un canale di derivazione del Serchio, la cui ingente portata alimentava e alimenta attività industriali. Adesso non rimane che seguire il corso dell’acqua, che ci porterà a destinazione.  Supero un passaggio a livello e una rotonda per poi arrivare ad incontrare Via delle Ville, (a destra c’è la possibilità di visitare il piccolo oratorio di S. Zita). Continuo a dritto in via Papa Lucio III, via Strocchi e quindi via Farnesi e con via Jacopo della Quercia arrivo ad un semaforo, davanti a me adesso ci sono le mura di Lucca, manca pochissimo alla meta. Continuo a dritto oltrepassando Porta S.Jacopo, ritrovando il canale che seguo con via del Fosso fino a prendere a destra oltrepassando Porta S. Gervasio. Continuo ancora con via del Fosso, quindi a destra con via S. Croce, a sinistra con via della Rosa e con via dell’Arcivescovato arrivo davanti all’Abside della Cattedrale di S. Martino. Infine costeggiando la bella chiesa giungo davanti alla magnifica facciata della Cattedrale. Dopo un attimo di riposo faccio una bella visita al suo interno, vero scrigno di tanti tesori, primo tra tutti il Crocifisso ligneo del Volto Santo, venerato a Lucca. Torno poi nella piazza omonima, che, come le strade e le piazze adiacenti, è occupata da tantissimi banchi del mercato dell’antiquariato e da moltissime persone che allegramente girano curiosando tra i banchi.








Cascate del Dardagna - Balzi dell'Ora


Giro ad anello nei parchi del Frignano e del Corno alle Scale. Bellissimo itinerario che passa al cospetto delle meravigliose cascate del Dardagna. Per poi salire alla grande Croce di metallo di Punta Sofia e ai 1945 m. di Punta Giorgina sul Corno alle Scale, con l’aereo crinale dei Balzi dell’Ora.

 Data: 17 Luglio 2019

Partenza: Con i mezzi pubblici, percorrendo la S.R.66 e la S.S.12 fino a Cutigliano. E con la funivia fino alla Doganaccia.
Note: Per la lunghezza e per i dislivelli l’itinerario è adatto a persone allenate. Mentre il sentiero dei Balzi dell’Ora è adatto ad escursionisti esperti, che non soffrono di vertigini e con attitudini alpinistiche. ASSOLUTAMENTE DA EVITARE CON CATTIVO TEMPO.
Fonti: Al Cavone, l’unica fonte. Quindi è bene partire con buona scorta d’acqua, soprattutto se fa caldo.
Sentieri: CAI 66, CAI 401, CAI 333, CAI 337, CAI 129, CAI 00, CAI 66.


Itinerario: Le piogge degli ultimi giorni mi fanno decidere a fare una escursione alle cascate del Dardagna, veramente belle, uno dei modi migliori per entrare in contatto con la natura incontaminata dell’Appennino. Per poi salire alla cima del Corno alle Scale con i Balzi dell’Ora. La salita sul crinale dei Balzi è, a mio avviso, una delle più spettacolari, panoramiche, emozionanti ed alpine dell’Appennino Tosco Emiliano.
Dalla Doganaccia prendo il segnavia 66, che taglia a metà il costone della montagna con il quale arrivo al passo della Calanca a q. 1731, successivamente con il CAI 00 arrivo al suggestivo Lago Scaffaiolo a q. 1783. Senza esitazioni seguo a sinistra il CAI 401 che zizzagando scende in modo sostenuto, continuo a dritto con il CAI 333, il quale entra nel bosco e con largo sentiero arrivo agli impianti sciistici del Cavone a q. 1512. Continuo a sinistra sempre con il sentiero 333 WP1 che continua a scendere, poco dopo incrocio un cartello che indica di andare a sinistra per le cascate, ma il rumore dell’acqua mi segnala che sono arrivato. Il Dardagna dà il meglio di sè, esibendosi in un salto di ben 30 metri, il più alto di una serie di sette cascate. Seguo un sentiero che costeggia il torrente, a gradoni in discesa, reso sicuro da una staccionata, ogni cascata è uno spettacolo, l’ambientazione è stupefacente a tutti gli effetti, uno dei modi migliori per entrare in contatto con la natura incontaminata di questa parte di Appennino. Alla fine della discesa il bosco concede un po' di spazio, dove tanti ragazzini schiamazzanti, inutilmente redarguiti dagli accompagnatori, giocano, incuranti della magia che emana questo posto. L’ultima cascata è alta “solo” 15 metri, ennesimo spettacolo, con attenzione mi avvicino e tanti schizzi mi colpiscono come fossero minuscoli spilli. L’aspetto fatato di questo angolo d’Appennino regala ancora più magia alle cascate, che emergono tra la vegetazione in uno scenario emozionante. Dopo una serie infinita di foto faccio una sosta mangereccia imitando i ragazzi che finalmente hanno reso protagonista la voce del bosco. Riparto tornando indietro fino al bivio, e distante pochi metri a sinistra inizia il segnavia 337 WP2, con cui in salita arrivo sulla strada asfaltata in località Il Cavone a q. 1423, dove trovo l’unica fonte dell’itinerario. Poche decine di metri più a valle c’è il rifugio con l’attiguo laghetto, che costeggio per poi inoltrarmi nel bosco con il CAI 337 in ripida salita, la quale si addolcisce quando il sentiero costeggia il Rio e l’oltrepassa più volte con ponticelli di legno. Esco dal bosco arrivando al bivio di Rio Piano a q. 1563, sotto la cresta del Corno, nella valle del Silenzio, alla cui fine il sentiero ricomincia a salire sensibilmente. Raggiungo i 1700 m. del passo Vallone, dove a destra comincia il crinale che sale alla vetta, con il CAI 129 inizia il tratto più difficile, per escursionisti esperti, con tratti esposti da ambo i lati, in cui, anche se facilmente, bisogna arrampicarsi sulle rocce. Nelle soste per prendere fiato getto lo sguardo alla Croce, che piano piano si avvicina, ma lo spettacolo del panorama intorno è impareggiabile. Nei tratti più ripidi ed esposti anni fa c’erano delle corde fisse ad agevolare la salita, adesso sono rimasti solo alcuni ferri arrugginiti dove le corde erano fissate. Ci sono però ancorati alla roccia alcuni spit, nuovi nuovi, segno inequivocabile che qualcuno sale con la sicurezza della corda. Con affanno arrivo in vetta, faccio una sosta sedendomi sulla base della grande Croce, per poi riprendere il cammino, oltrepasso Punta Giorgina a q. 1945, per poi scendere al passo dello Strofinatoio a q. 1847, e con il sentiero 00 arrivo nuovamente al Lago Scaffaiolo. La Croce è alle mie spalle, ormai lontana, con un misto di soddisfazione e orgoglio mi volto indietro per vedere una parte del percorso fatto, la più faticosa, ma senza dubbio la più appagante. Comincio a scendere per tornare alla Doganaccia, e contrariamente all’idea originale di percorrere il crinale fino alla Croce Arcana e poi scendere con il CAI 6, percorro il sentiero dell’andata. Quindi in poco tempo con il sentiero 66 arrivo al punto di partenza, appena in tempo per prendere la funivia che di lì a poco parte. Sceso a Cutigliano per festeggiare la bella escursione mi concedo un gelato super, con gusti mai assaggiati prima. Buonissimi!