a

a
Fregio Robbiano "Alloggiare i Pellegrini" - Ospedale del Ceppo di Pistoia

13 maggio 2018



La Magna Via Francigena è un Cammino Antico, che unisce Palermo ad Agrigento. In mezzo c'è la meraviglia: chilometri di natura, sentieri nascosti, paesini ammonticchiati, posti incantevoli che rievocano nelle loro stradine tempi antichi e tradizioni popolari. In Sicilia è considerata da sempre come una importante direttrice di movimento per uomini, animali e cose, che ha permesso sin dall’età arcaica, di collegare le sponde del Tirreno a quelle del Mediterraneo. Un’antica via percorsa nei secoli da pellegrini, commercianti, soldati e viaggiatori. Un tracciato che univa insediamenti, villaggi o centri embrionali di traffici e scambi.  E, soprattutto, due mari, due porti. A testimonianza che esistesse un collegamento tra le due città fin dall’epoca romana, è il rinvenimento di un’antica pietra miliare a Corleone con le indicazioni delle distanze tra i punti di sosta. Documenti e diplomi risalenti al periodo normanno – svevo definiscono invece il nome: “Magna”, probabilmente perché grande e percorribile e “Francigena”, per essere legata al passaggio durante il Medioevo dei cavalieri Franchi venuti dalle coste francesi, conosciuti da noi come i Normanni. Un Cammino che custodisce nei suoi sentieri e ad ogni tappa la memoria della regione, con il quale conoscere la Sicilia più autentica,  attraverso storia, cultura, paesaggi e spiritualità.
Partendo di fronte alla Cattedrale di Palermo si raggiunge Monreale con la sua Cattedrale, camminando fianco a fianco con l’Itinerarium Rosaliae. Da qui, attraversata la valle si supera la Conca d’Oro e si giunge alle colline di Santa Cristina Gela ed al lago di Piana degli Albanesi. Attraversando le distese di grano verso il Santuario di Tagliavia si giunge a Corleone. Si entra nel borgo dei Sicani dopo aver girato attorno al lago artificiale di Prizzi e da qui si prosegue verso la Riserva Naturale di Monte Carcaci per giungere a Castronovo di Sicilia, centro geografico della Magna Via. Il percorso da qui segue il corso del fiume Platani, passando da Cammarata e San Giovanni Gemini, fino ad inerpicarsi verso la rocca di Sutera. Sotto la mole di San Paolino la via prosegue toccando i borghi rurali di Campofranco, Milena e Racalmuto e raggiunge il paese di Grotte, piccolo centro agricolo dell’agrigentino. Le ultime tappe portano a superare il Platani e raggiungere il borgo minerario di Comitini e di Aragona arrivando nel centro di Joppolo Giancaxio. L’ultimo tratto di campagna raggiunge la rocca imponente di Agrigento, dove la Rupe Atenea si affaccia sul Mar Mediterraneo e sulla Valle dei Templi.
Ciò che vedrai non sono solo sentieri tra i campi e i vari centri urbani. Sono l’eredità lasciataci da queste genti, le Regie Trazzere che alla fine del XIX secolo i Borboni catalogarono e disegnarono nei loro Regi Catasti.

Visualizza i post delle singole tappe:
Tappa 1: Palermo - Santa Cristina Gela
Tappa 2: Santa Cristina Gela - Corleone
Tappa 3: Corleone - Prizzi
Tappa 4: Prizzi - Castronovo di Sicilia
Tappa 5: Castronovo di Sicilia - Cammarata
Tappa 6: Cammarata - Sutera - Campofranco
Tappa 7: Campofranco - Ralcamuto - Grotte
Tappa 8: Grotte - Joppolo Giancaxio
Tappa 9: Joppolo Giancaxio - Agrigento
Magna Via Francigena



Tappa nr. 1: Palermo – S. Cristina Gela

Data: 14 Aprile 2018

Percorso tratta: 85% Asfalto - 15% Sterrato.

Partenza: Dalla Cattedrale di Palermo.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza ed il notevole dislivello in salita, è adatto a persone allenate. 
Fonti: Non si incontrano fonti, per cui è necessario partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: Arrivo a Palermo il 12 Aprile, dove per due giorni faccio il turista, constatando che la città è molto bella e meriterebbe più tempo. Parto dalla Cattedrale sabato 14 alle 09:05 in una calda mattinata con un cielo velato, consapevole che il Cammino che mi accingo a percorrere mi porterà ad attraversare territori molto belli, di cui non rimarrò deluso e mi farà conoscere persone meravigliose.  Percorro l’ultimo tratto di via V. Emanuele costeggiando il Palazzo Reale con il bel giardino. Oltrepasso Porta Nuova per poi percorrere la lunga e brutta periferia di Palermo con il lungo rettilineo di via Calatafimi in leggera salita. Giunto alle pendici di Monreale, la strada piega verso sinistra diventando una vera salita, con la quale arrivo al paese proprio di fronte alla Cattedrale. Entro subito dentro rimanendo estasiato da tanta bellezza, varie epoche hanno lasciato testimonianze artistiche che, sommate le une alle altre, hanno reso la Cattedrale quella che conosciamo adesso, un autentico gioiello. Vorrei restare ancora ad ammirare tanta bellezza, e unirmi alle esclamazioni di meraviglia dei tanti turisti presenti, ma la strada mi chiama, per cui zaino in spalla e via. Riprendo il cammino oltrepassando l’arco degli Angeli, di fianco alla Cattedrale, per poi scendere con via dei Cappuccini, scendo con le scale a sinistra a q. 272 WP1 e piano piano mi lascio alle spalle il paese, guadagnando sempre più campagna. Il ritmo dei miei passi è interrotto dallo scambio di messaggi con Padre Luca di Corleone, il quale si premura di sapere se ho iniziato il cammino e se ho problemi. Comincia a pioviscolare mentre inizia la salita, a tratti ripida, con la quale costeggio il paese di Altofonte. Per fortuna solo poche gocce che a malapena bagnano la strada, così con una asfaltata laterale arrivo ad attraversare via Ferrovia Est, dove inizia il primo sterrato della giornata. Un vecchio sentiero di servizio di una cava abbandonata, che prendo a destra a q. 548 WP2 e ancora a destra a q. 627 WP3 arrivando in ripida salita sulla S.p. 5 a q. 784 in C.da Cozzo di Castro, che percorro a sinistra raggiungendo poco dopo il culmine della salita in corrispondenza di una Cappellina, superando Cozzo Rebuttone, cortina montuosa che chiude la Conca D’Oro. Sceso nel fondovalle percorro una strada asfaltata in pari, con la quale costeggio tanti alberi di ciliegi in fiore, per poi tornare a salire con una sterrata a q. 654 WP4, alla cui fine torno a scendere su asfalto avendo di fronte il paese di S. Cristina Gela. Mentre percorro gli ultimi chilometri il cielo si fa nero e minaccioso, faccio in tempo ad arrivare in piazza e mettermi al coperto che comincia a piovere, ma anche questa volta smetterà subito. Faccio la conoscenza con altri quattro camminanti, Gianfranco, Ezio e Claudio del Lago di Garda e Diana di Oslo, che scopro alloggeranno insieme a me a Casa Pianetto. Conosco anche Massimo Diano, Sindaco del paese, il quale si sta adoperando molto per la Magna Via Francigena. Casa Pianetto è distante alcuni chilometri dal paese, immersa in un mondo di pace e tranquillità, quindi ci viene a prendere Franco, il padrone di casa, che è anche il fornaio di S. Cristina, ed insieme a sua moglie Silvana manda avanti il B&B, aiutati dai loro figli. I proprietari si fanno in quattro per farci sentire a nostro agio, la cena poi è semplicemente squisita, e … abbondante. “Franco e Silvana non ci avete accolto come ospiti, ma come persone di famiglia. Vi auguro di raggiungere gli obiettivi che vi siete posti: fare di Casa Pianetto un punto di riferimento della Magna Via Francigena. Sono sicuro che ci riuscirete”. Lo consiglio a tutti i camminanti che passano da S. Cristina Gela, non ve ne pentirete.


Magna Via Francigena


Tappa nr. 2: S. Cristina Gela - Corleone


Data: 15 Aprile 2018

Percorso tratta: 30% Asfalto – 70% Sterrato.

Partenza: Dal paese di S. Cristina Gela.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza e per il notevole dislivello in salita e in discesa, è adatto a persone allenate. 
Fonti: Non si incontrano fonti, per cui è necessario partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: Dopo una cena abbondante segue una colazione altrettanto ricca, alla fine della quale arriva Franco che porta pane e dolci appena sfornati. Inutile il nostro no, grazie, per cui ognuno ne ha presa una parte e l’ha messa nello zaino. Riprendo il cammino insieme ai nuovi compagni dal paese di S. Cristina Gela, al quale Silvana ci ha riaccompagnato, con il cielo coperto e un po' di foschia. Usciamo dal paese seguendo la Regia Trazzera 28 che, costeggiando il lago dall’alto corre lungo la valle, per raggiungere il monte Giuhai e scollinare con la Portella S. Agata. Il valico è da sempre un punto privilegiato, permette la vista di panorami speciali e inaspettati, la via, prosegue diritta lungo la trazzera ancora oggi usata dai pastori per la transumanza. In discesa perdo il contatto con gli altri, che rimangono indietro, supero a sinistra una bella masseria per poi scendere al fondovalle che, facendo attenzione, percorro attraversando ampie praterie. Torno sulla strada asfaltata che seguo oltrepassando una vasta e brutta estensione di pannelli solari, per poi arrivare al Santuario di Maria S.S. del Rosario di Tagliavia. Superato il Santuario e la torre di avvistamento di Cozzo Saladino torno sulla S.S. 118, dopo aver guadato il fiume Belice sinistro. Con la ciclabile posta sul lato opposto seguo la S.S. tornando a salire con la R.T. 28 sulle alture di Pizzo Nicolosi e Rocca Argentiera, per poi scendere nuovamente intercettando una strada provinciale, che seguo a destra per poche decine di metri. Prendo la Trazzera a sinistra con la quale tenendo la sinistra scendo fino ad un piccolo guado, che anticipa una lunga, ripida e faticosa salita, una delle più dure di tutto il cammino. Dopo un meritato riposo riparto arrivando al paese di Corleone, dove mi fermerò per la notte, e dove Padre Luca premurosamente si accerta che non mi manchi niente. Molto più tardi, recuperati da Padre Luca arriveranno gli altri, che stanchi e sfiduciati per avere sbagliato strada due volte, hanno chiesto aiuto.



Magna Via Francigena


Tappa nr. 3: Corleone - Prizzi

Data: 16 Aprile 2018

Percorso tratta: 35% Asfalto - 65% Sterrato.

Partenza: Dal paese di Corleone.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma è adatto a persone allenate. 
Fonti: Si incontra solo una fonte, a Casa Imbriaca, per cui è necessario partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: Nonostante il modo spartano in cui ho passato la notte, e nonostante i russatori bresciani, ho riposato molto bene. Torno in piazza del Comune insieme ai compagni di cammino, dalla quale partiamo dopo aver fatto colazione. Prendiamo in salita via Roma, e via S. Michele, quindi in ripida salita usciamo dal paese fino ad oltrepassare la Chiesa del Malpasso, da cui si gode un bel panorama sul paese di Corleone. Continuiamo a sinistra sull’altopiano percorrendo la Regia Trazzera 80, con la quale oltrepassiamo un Basolato e un ponte Romano. Percorrendo il Piano della Scala costeggiamo la Chiesa di S. Maria della Scala, ormai ridotta ad un rudere. Continuando a salire superiamo Cozzo Spolentino e la sua Portella posta a q. 905 (sulla quale con maggiore chiarezza capisco il perché di tante pale eoliche). Dopo aver scollinato scendiamo seguendo il viale delle sorgenti con cui attraversiamo la provinciale, dopo la quale ci troviamo in difficoltà: la traccia gps indica di andare a dritto, senza oltrepassare il ponticello sul canale, gli scarsi segni bianco rossi del cammino virano a destra attraversando il canale. A noi si aggiunge anche Guido, un brianzolo, che ci aveva superato all’inizio della discesa che, trovandosi in difficoltà, ci aveva aspettato. Diamo fiducia alle tracce gps, oltrepassiamo due recinzioni per poi arrivare in un ampio pascolo vicino ad una masseria, dove alcuni cani si avvicinano minacciosamente, per fortuna si fermano a distanza di sicurezza, per cui con lo sguardo volto dietro di noi possiamo continuare. Poco dopo arriviamo alla bella Masseria Imbriaca a q. 675 WP1, dove troviamo uno dei pochi punti in cui possiamo fare rifornimento d’acqua. Lasciamo la bella Masseria, con i suoi… abitanti intenti ai loro lavori, oltrepassiamo il bel fontanile per scollinare nuovamente alla Portella Imbriaca, e scendere al lago artificiale di Prizzi, dove facciamo una sosta. Un cartello ci annuncia che manca poco, ma ci sarà da soffrire un po', infatti, la ripida e faticosa salita colmerà i 400 metri di dislivello che ci separano dal paese di Prizzi, fine della tappa di oggi.






Magna Via Francigena


Tappa nr. 4: Prizzi – Castronovo Di Sicilia

Data: 17 Aprile 2018

Percorso tratta: 35% Asfalto - 65% Sterrato.

Partenza: Dal paese di Prizzi.


Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà, ma per la lunghezza è adatto a persone allenate. 
Fonti: Oggi si incontrano alcune fonti, ciò nonostante è bene partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: La tappa odierna comincia dal centro storico di Prizzi, in una splendida mattina, seguendo la Trazzera pubblica che inizia dal fontanile posto all’ingresso del paese a q. 959 WP1. Si scende oltrepassando il plesso scolastico e il ponte dei Dodici Archi con la trazzera che prosegue verso Est in direzione delle Riserve Naturali Monte Carcaci e dell’area attrezzata Santa Caterina, polmoni verdi del Parco dei Monti Sicani, tra le distese coltivate a grano e frumento. Con la lunga e costante salita denominata “via militare”, attraversando boschi di conifere, arriviamo all’area didattica attrezzata di S. Caterina. Gli scorci e i panorami che si susseguono durante la salita sono magnifici, compreso quello su Prizzi che svetta sulla cima della montagna in lontananza. Si scende attraversando una bella masseria e successivamente il villaggio di Borgo Riena, abbandonato negli anni ‘80 del secolo scorso. Dopo poco facciamo una sosta presso un fontanile a q. 783 WP2 dove cerchiamo di rinfrescarci e di difenderci dal sole, oggi per la prima volta veramente caldo. Abbandonata la statale proseguiamo a destra con la S.p. 36, per poi seguire a destra una sterrata con la quale arriviamo ad una area attrezzata con fonte a q. 896 WP3. Gli ultimi chilometri permettono di giungere lungo il percorso che porta sull’altopiano del Kassar, zona archeologica di primaria importanza. Con il cielo che in pochi minuti si è fatto nero e minaccioso e un secco tuono, che  non promette niente di buono, scendiamo lungo un nuovo sentiero, costruito dalla Forestale all’interno del Bosco Comuni, con i caratteristici pagliai contadini, che termina la sua corsa presso la piazza del Municipio sotto l’insegna della Magna Via Francigena. Mentre il paese si addobba con luminarie per l’imminente festa del Santo Patrono. Anche oggi una bella tappa, per il sole, per i paesaggi montani, per le verdi vallate, gli scorci e i panorami, e per i tanti fontanili incontrati lungo la via, a testimoniare un’usanza antica, la transumanza, che purtroppo oggi non si pratica più o quasi. Fontanili che in molti casi servono ancora ad abbeverare le mandrie che pascolano libere. In ultimo un grazie a Francesca e a sua madre (buonissime le sue torte) di casa Paradiso, che con gentilezza e premura ci hanno accolto e coccolato. Come le altre persone che ci hanno ospitato, sempre gentili e disponibili, disposte a farsi in quattro per aiutarci.



Magna Via Francigena



Tappa nr. 5: Castronovo Di Sicilia - Cammarata

Data: 18 Aprile 2018

Percorso tratta: 35% Asfalto – 65% Sterrato.

Partenza: Dal paese di Castronovo di Sicilia.

Note: Tappa corta e senza particolari difficoltà.
Fonti: Oggi si incontra una sola fonte, per cui è bene partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: La tappa di oggi è molto corta per cui facciamo con molta calma, ci godiamo la colazione che ho preparato, insieme alla buonissima torta che la mamma di Francesca ci ha offerto. Lascio Castronovo da solo, percorrendo corso Umberto I, mentre un mercato monta i propri banchi. La via prosegue lungo una trazzera ottocentesca che tagliando i tornanti della provinciale supera il cimitero. Oltrepassando la pista d’emergenza per l’elisoccorso continuo nella splendida natura siciliana, coltivata a grano e foraggio per gli animali, fermandomi a parlare con le persone intente a lavorare nei campi, le quali sono “curiose” di sapere da dove vengo e dove sto andando. E’ curioso riscontrare che tanti conoscono Pistoia, per i motivi più disparati… Giunto all’azienda S. Vitale (custodisce all’interno dei suoi terreni preziose testimonianze archeologiche della Necropoli di Capelvenere: una grande roccia scavata per la disposizione delle sepolture e riusata nel corso dei secoli anche a fini abitativi) supero il sito a sinistra e proseguo subito a destra a q. 425 WP1 attraversando un uliveto (fare molta attenzione, soprattutto in mancanza di tracce gps poiché ci sono pochi segni). Poco dopo aver attraversato il fiume Platani, costeggio a destra il sito di controllo più imponente della Magna Via, il Casale di San Pietro. Giunto al fontanile a q. 391 WP2, proseguo con la trazzera di fianco, con la quale con diversi saliscendi arrivo a guadare un affluente del Platani. Superato il piccolo corso d’acqua continuo con la lunga, ripida e faticosa salita, con la quale arrivo su una strada asfaltata, che seguo a sinistra in leggera salita. Percorrendo la deviazione a sinistra su sterrato, prima in discesa e poi in salita arrivo sotto il paese di Cammarata, dominato dal suo castello, che da molti anni è diventato un convento, dove le Suore Salesiane praticano accoglienza pellegrina. 


Magna Via Francigena


Tappa nr. 6: Cammarata – Sutera – Campofranco

Data: 19 Aprile 2018

Percorso tratta: 25% Asfalto – 75% Sterrato.

Partenza: Dal paese di Cammarata.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà ma è adatto a persone allenate. 
Fonti: Oggi si incontra una sola fonte, ad Acquaviva Platani, per cui è bene partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: Parto dalle Suore di primo mattino insieme ai compagni bresciani, attraversando il paese di Cammarata e quello di S. Giovanni Gemini, che sono divisi solo da una strada. Dal paese di S. Giovanni Gemini, una strada interpoderale permette di uscire dal centro abitato e di imboccare la trazzera che scende giù verso il fiume. Costeggio a destra un depuratore, per poi seguire una strada asfaltata che segue parallela la statale e la ferrovia. Già da un po' proseguo solo, oggi si unisce al gruppo dei bresciani una amica di Diana, la Norvegese, ma ci sono stati alcuni problemi sul luogo dove avrebbero dovuto incontrarsi. Stonando ad alta voce percorro il fondovalle con ai lati infiniti campi di grano che si inerpicano fin sulla montagna, supero il fiume e, facendo attenzione, attraverso la S.S. 189 dove ha inizio una trazzera che sale a tratti ripidamente per alcuni chilometri per poi giungere al cimitero e successivamente con la strada asfaltata, all’abitato di Acquaviva Platani, con il suo bel fontanile all’inizio del paese a q. 521 WP1. Lungo la strada incontro Diana e la sua amica che si erano incamminate, scoprirò poi, senza avvertire gli altri. Al paese di Acquaviva faccio una sosta mangereccia, dialogando scherzosamente con alcune persone, che incuriosite dall’accento toscano mi fanno un sacco di domande. Nel frattempo arrivano gli altri, per cui ripartiamo insieme percorrendo una ex provinciale in disuso che ci porta lungo le trazzere che camminano in cresta alle colline che avvolgono Sutera e la Rocca di San Paolino. Paesaggi incantevoli che fanno da quinta scenica alle masserie lungo il percorso, come l’ultima prima di Sutera che conserva al suo interno le origini medievali dell’abitato. Arrivo a Sutera da solo, gli altri li ho persi poco dopo averli ritrovati, e con le strette viuzze giungo in piazza della Chiesa e constatato che la fontana non butta acqua, la chiedo ad un signore seduto davanti casa, che, con la generosità tipica dei siciliani, me ne regala due litri. Poco dopo, mentre riparto comincia a piovere, per cui torno indietro e mi riparo sotto le logge della chiesa, approfittando della circostanza per mangiare un panino. Smette di piovere e il cielo si riapre quando per alcune situazioni casuali ritrovo gli altri, dai quali mi faccio convincere a visitare il paese, soprattutto il Ràbato, che conserva ancora l’impianto urbano di tipo arabo, fatto di piccole vie e di case addossate una a ridosso dell’altra. Ma disattendere le previsioni che nel primo pomeriggio avevano previsto pioggia mi e ci costerà caro, infatti i circa due chilometri che ci separano da Campofranco, luogo dove passeremo la notte li faremo sotto un bel temporale, arrivando completamente bagnati. Proprio per evitare la pioggia sono partito presto da Cammarata, ma poi…ho tergiversato troppo! Non so se ridere o “piangere”, prendere l’acqua lungo la strada ci sta, fa parte del “gioco”, ma quando fai di tutto per prenderla allora sei proprio un pollo!





Magna Via Francigena


Tappa nr. 7: Campofranco - Racalmuto - Grotte

Data: 20 Aprile 2018

Percorso tratta: 20% Asfalto – 80% Sterrato.

Partenza: Dal paese di Campofranco.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà. Ma per la lunghezza e per i dislivelli è adatto a persone allenate. 
Fonti: Oggi si incontra una sola fonte, poco prima di Grotte, per cui è bene partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: Questa è la tappa che attraversa molti centri urbani che fanno parte del progetto Magna Via Francigena. Con tanta pazienza e una stufetta sono riuscito ad asciugare quasi tutto, il resto lo farà il sole oggi. Stamani mattina quando mi sono svegliato e ho guardato fuori dalla finestra ho notato che il posto dove ho passato la notte era completamente avvolto dalla nebbia, o bruma mattutina. Piano piano si è alzata lasciando intravedere che sarebbe stata una bella giornata. Anche oggi parto insieme agli altri, dalla piazza di Campofranco, arrivando poco dopo al bivio dei percorsi estivo ed invernale. Purtroppo dobbiamo seguire quello invernale, in quanto l’abbondante pioggia di ieri ha fatto ingrossare il fiume, e quindi non è possibile guadarlo. Per cui oltre a percorrere la lunga e noiosa strada asfaltata, facciamo alcuni chilometri in più, con anche il rammarico di non poter vedere il diroccato ponte romano, se non dall’alto. Il lato positivo è quello che abbiamo conosciuto un ragazzo, che dopo due chiacchiere ci ha regalato un sacco di aranci, con cui abbiamo riempito gli zaini. Proseguo da solo (camminano pianissimo, l’ultima arrivata chiacchiera, chiacchiera…) percorrendo la S.p. 24 che in costante salita, con un lungo giro mi conduce alle porte del paese di Milena, dove mi ricongiungo all’altra traccia a q. 375 WP1. Mi fermo in un negozio pieno di cose buone per fare uno spuntino e per procurarmi il pranzo di oggi. Quindi riprendo il cammino percorrendo in ripida salita una strada cementata, che poi diventa sterrata, alla cui fine torno su asfalto che seguo a sinistra e da cui si gode l’ennesimo bel panorama sulle valli sottostanti. Poco oltre aver scollinato seguo a destra su sterrato a q. 572 WP2, tagliando alcuni tornanti della strada asfaltata, sulla quale torno poco dopo, dove vengo rapito dai giochi acrobatici di uno stormo di uccelli. Non avendolo visto salto un bivio a sinistra su sterrato, mentre io continuo sulla strada asfaltata, per fortuna poco male, infatti più avanti intercetto di nuovo il tracciato ufficiale, con il quale prima in discesa e poi in salita arrivo a Racalmuto, paese natale di L. Sciascia. Dopo una sosta riparto per raggiungere Grotte, che dista pochi chilometri. Oltrepasso la stazione e il passaggio a livello, che si sta chiudendo e dei due percorsi faccio quello alto (chiamato di montagna), per cui in salita arrivo al paese agricolo di Grotte. Per non sbagliare chiedo ad alcuni ragazzi di indicarmi la via per raggiungere il B&B Arnaldo Grotte e dopo essersi guardati tra loro uno di loro si alza e mi dice che fa prima ad accompagnarmi che a spiegarmelo, quindi con un giro per le strette viuzze arrivo a destinazione. Brutto, bruttissimo, non ci sono parole, e anche il più costoso dell’intero cammino. Il proprietario che, che in un primo momento sembrava tanto gentile, si è rivelato molto sgarbato e maleducato, l’esatto contrario di tutte le persone incontrate fino ad ora. 

 

Magna Via Francigena


Tappa nr. 8: Grotte – Joppolo Giancaxio

Data: 21 Aprile 2018

Percorso tratta: 35% Asfalto – 65% Sterrato.

Partenza: Dal paese di Grotte.

Note: L’itinerario non presenta particolari difficoltà ma è adatto a persone allenate. 
Fonti: Non si incontrano fonti, per cui è bene partire con buona scorta d’acqua. Comunque ci possiamo rifornire nei borghi, nei paesi o chiedere alle abitazioni, i cui abitanti sono pronti ad aiutare.  
Sentieri: Il percorso è segnato abbastanza bene. I segni bianco rossi e i cartelli sono molto presenti.


Itinerario: Parto dal centro di Grotte, abitato agricolo carico di storie che dal 1500 vengono scritte nei manuali di storia siciliana, dalla Baronessa di Carini alla Petra usata come necropoli e luogo di culto. Dalla cittadina dell’agrigentino la via scende ad una Provinciale che percorro in salita fino a prendere a destra una cementata a q. 399 WP1 che costeggia la Petra di Calathansuderj, un sito archeologico che conserva il toponimo arabo. Una roccia di 30 metri di altezza, piena di fori di sepoltura e di grotte al suo interno. Proseguo in direzione delle pale eoliche, alle quali arrivo in cima alla collina seguendo a destra a q. 486 WP2 e ancora a destra a q. 534 WP3 su sterrato in ripida salita, da dove si gode un panorama stupendo. Da un lato il paese e la vallata da cui provengo, dall’altra, la vallata con il paese di Comitini e quello più grande di Aragona. Scendo dalla ventosa collina costeggiando l’osservatorio astronomico e il distretto minerario con le sue miniere a vista, cariche di storia, gioie e sofferenze per le centinaia di zolfatari che qui hanno lavorato scrivendo pagine importanti del lavoro siciliano. Poco dopo aver oltrepassato la ferrovia arrivo al paese di Comitini, nel quale faccio una sosta nella piazza del paese, dove, mentre riparto arriva Guido, il brianzolo. Da qui, la via prosegue fino alla S.S. 189, che attraverso con attenzione e superando anche la ferrovia grazie ad un sottopasso inizio la salita verso Aragona, centro più grande, dove ad una signora chiedo cortesemente se mi può riempire la borraccia. Gentilissima, mi offre direttamente l’intera bottiglia da 2 litri: un gesto di cortesia che apprezzo moltissimo, anche se cerco di spiegarle, che per me è un ulteriore peso da portare… Ma la generosità dei siciliani non ammette repliche! Pregevoli i monumenti sacri e civili, che osservo mentre mi avvio verso la Provinciale che mi porta, attraverso i campi a perdita d’occhio, alla trazzera che prima in discesa e poi in salita arriva a Joppolo Giancaxio, ultimo centro del cammino prima della meta finale. Arrivo in piazza poco dopo le tredici, mi fermo da Giancarlo, che con allegria mi rifocilla e dove tornerò la sera a cena per gustare la specialità del luogo. Telefono a Sonia del B&B A Casa di Me Zia, la quale mi mette a disposizione un intero appartamento, molto carino. Nel tardo pomeriggio incontro gli altri camminanti, che sconsolati mi raccontano le traversie delle donne, le quali per stanchezza si sono fermate tante volte.