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Fregio Robbiano "Alloggiare i Pellegrini" - Ospedale del Ceppo di Pistoia

27 gennaio 2018

SASSO DI CIREGLIO


Quando non importa andare lontano per fare un bel giro, e  scoprire aspetti del nostro territorio sconosciuti a molti.

Data: 24 Gennaio 2018

Partenza: Il nostro itinerario comincia da P.zza Oplà (zona stadio) e termina al paese di Piteccio. Per tornare a Pistoia usiamo i mezzi pubblici.

Note: Itinerario privo di difficoltà tecniche, solo dopo Belriguardo bisogna fare attenzione nel bosco. Abbiamo percorso questo itinerario diverse volte, con molte varianti e in tutte le stagioni.
Fonti: Parco Lago Puccini, Belriguardo, Oratorio di S. Bernardino, Pian Di Giuliano, Sammommè, Piteccio.
Sentieri: CAI 00, CAI 212, Cammino di S. Bartolomeo, Sentiero Trekking Ecomuseo.


Itinerario: Da piazza Oplà ci dirigiamo in direzione nord in via della Quiete, facendo attenzione di tenere la sinistra al bivio in corrispondenza di una Madonnina. Dopo un tratto di sterrato prendiamo a sinistra, al semaforo a destra e subito a sinistra in via del Villone, costeggiando un parcheggio. Alla fine della breve salita in corrispondenza di una fontana a q. 100 WP1 prendiamo a destra dentro il parco, aggiriamo il lago a sinistra e sottopassiamo la ferrovia. Dalla piazzetta della chiesa di Capostrada attraversiamo a dritto via Bolognese e fatta la lieve discesa andiamo a destra in via Modenese che percorriamo fino ad incontrare alla nostra sinistra un ponte, (indicazione Gello). Superato il fiume, in corrispondenza di una rotonda teniamo la sinistra e ancora a sinistra in via di Gello. Raggiunta la chiesa prendiamo a destra fra la stessa e il cimitero, seguiamo la carrareccia che costeggia un caseggiato, alla fine del quale comincia un sentiero che entra in un boschetto. Purtroppo il sentiero è ostruito da alberi caduti, quindi continuiamo uscendo a sinistra costeggiando un vivaio e attraversando un oliveto. Usciamo su asfalto a sinistra e subito a destra in via di Pupigliana, prima in leggera salita, poi in corta discesa. Oltrepassato il ponte prendiamo a destra in via Castello di Piazza su sterrato in salita e ancora a sinistra in ripida salita fino a ritrovare l'asfalto in corrispondenza delle prime abitazioni di Piazza. Seguiamo l'asfalto, costeggiamo la chiesa a q. 233 WP2 e attraversiamo la via Modenese. Prendiamo a sinistra in leggera discesa in via di Igno, fino ad arrivare all'omonimo borgo. Aggiriamo la villa dei Vescovi a sinistra, passando in mezzo ad alcune abitazioni a q. 244 WP3, poi ancora a sinistra in mezzo ad un boschetto. Usciamo all'aperto in un vasto uliveto e superata una grossa Croce arriviamo al piccolo borgo di Rastellino. Percorriamo la carrareccia a sinistra in salita per circa un chilometro, fino a prendere seccamente a destra a q. 324 WP4 uno sterrato che costeggia un recinto di asinelli. Alla fine della ripida salita andiamo a sinistra in piano costeggiando altri recinti di cavalli, alla fine dei quali ritroviamo l'asfalto in salita, alla cui fine, in corrispondenza di una abitazione, prendiamo a destra in via Villa di Cireglio. Al bivio successivo andiamo a sinistra in via di Lastricci e in ripida salita arriviamo al borgo di Belriguardo, dove ci concediamo una breve sosta. Oltrepassata la fontana e la grossa Margine con Croce prendiamo a destra a q . 565 WP5 lo stretto sentiero, fino a seguire a dritto un sentiero più grande che entra nel bosco. Costeggiamo un bel castagneto e fatte poche centinaia di metri, facendo molta attenzione giriamo a sinistra in salita a q. 610 WP6, alla fine della quale ci ritroviamo su asfalto in via di Ciriceto, che percorriamo a sinistra fino a prendere a destra poco più avanti uno sterrato. Ancora a destra in corrispondenza di una abitazione dove troviamo il sentiero CAI S1 con il quale arriviamo a prendere a destra una carrareccia a q. 744 WP7, seguiamo le indicazioni per S. Bernardino a q. 756 WP8 e in discesa raggiungiamo l'oratorio e la bella fontana a q. 758 WP9. Torniamo indietro alla carrareccia che seguiamo a destra fino a raggiungere il punto più alto dell'itinerario, il Sasso di Cireglio, q. 840 WP10, ottimo punto panoramico. Continuiamo in discesa fino ad arrivare ad un incrocio in località Erba Minuta,(si può interrompere l'itinerario prendendo a sinistra arrivando al paese di Cireglio, servito dai mezzi pubblici). Noi prendiamo a destra a q. 779 WP11 il largo sentiero CAI 00, che coincide con il Cammino di S.Bartolomeo e il sentiero Trekking dell'Ecomuseo, che dall'alto segue la S.R. 66, il quale dopo alcuni chilometri torna sull'asfalto. Seguiamo la strada a destra arrivando poco dopo a Pian di Giuliano a q. 740 WP12, con la sua bella fontana lavatoio del 1898. Continuiamo in discesa oltrepassando un'altra fontana lavatoio (che d'estate sono una benedizione) in loc. Orsaia a q. 704 WP13  arrivando infine alle prime case di Sammommè, ed in breve aggirando l'albergo Guidi arriviamo in piazza della chiesa a q. 554 WP14. (Sammommè è provvisto di stazione ferroviaria della Porrettana, per cui, volendo, si può interrompere l'itinerario). Dalla piazzetta prendiamo la strada di fianco al bar, poi a destra su selciato, superiamo il piccolo borgo di Crocetta e oltrepassiamo il ponte sull' Ombrone. (Il fiume nasce poco sopra). Alla strada provinciale seguiamo a destra e subito a sinistra su sterrata e tenendo la sinistra aggiriamo l'abitazione in località Il Bruni. Continuiamo su stretto sentiero prima in pari, poi in corta e ripida salita, alla fine della quale prendiamo a destra in discesa su CAI 212 a q. 459 WP15. Il sentiero termina vicino alla piccola stazione di Piteccio, ormai dismessa. Quindi passando sotto le volte dello splendido ponte della ferrovia Porrettana, arriviamo al paese di Piteccio, a q. 228. Fine dell'itinerario, adesso aspettiamo il bus che ci porterà a Pistoia.






23 gennaio 2018


El camino es la vida”

La mostra fotografica di Francisco J. Sancho Fernandez è tornata a Pistoia per la seconda volta. E' un evento eccezionale, in quanto questa è l'unica città ad averla ospitata per due volte. E c'è una ragione ben precisa in tutto ciò: Francisco, oltre ad avere instaurato un ottimo rapporto di empatia con la nostra città, ha stretto importanti amicizie con molte persone. Inoltre Pistoia vanta una lunga tradizione in fatto di pellegrinaggi. Non a caso è chiamata la piccola Santiago (S. Jacopo a Pistoia, della quale è Patrono), è l'unica località ad ospitare una Reliquia del Santo venerato a Campostela: un frammento osseo del cranio fatto dono dall'Arcivescovo Didaco nel 1145 al Vescovo Atto, per venerare il quale molti pellegrini deviavano dalla via Francigena. Inoltre per il popolo Spagnolo, Pistoia insieme a Roma e ad Assisi, è uno dei tre grandi centri della Cristianità Italiani. Nella Chiesa dei Cappuccini, Francisco non espone solamente (anche se con molta cura) delle fotografie, frutto del suo cammino più lungo che ha unito tre importanti luoghi di Fede Europei, ma attraverso di esse accompagnate da pagine tratte dal suo diario di viaggio, racconta uno spaccato di vita, vissuta con il cuore e con l'anima, riuscendo a trasmettere al visitatore le emozioni e le sensazioni provate. Francisco Sancho ha fatto del pellegrinaggio la sua espressione di vita cristiana. In compagnia del suo fedele zaino e con il cuore colmo di fede è partito l'8 Settembre 2015 da Czestochowa con il sogno di unire tre dei più importanti luoghi di pellegrinaggio nel Medio Evo: Roma, Santiago De Campostela e Frederickhavn. Ha camminato per 13 mila chilometri, ha percorso 31 cammini europei, ha attraversato dieci nazioni, ha usurato cinque paia di scarpe, ed ha scattato un considerevole numero di fotografie immortalando la magia dei luoghi da lui attraversati.

21 gennaio 2018

QUATTRO PASSI SOPRA LA CITTA'


Percorrendo le colline che circondano a nord la città di Pistoia, attraverso borghi e persone d'altri tempi. Con un unico comune denominatore: i panorami sulla città e su tutta la pianura fino a Firenze.

Data: 19 Aprile 2016

Partenza Partenza e arrivo da piazza Oplà, a Pistoia (pressi stadio calcio).

Note: Lunga escursione ad anello, percorrendo strade poco transitate e sentieri non segnati, ma ben percorribili. Solo l'ultimo tratto nel bosco presenta alcune difficoltà a causa della vegetazione. (L'ESCURSIONE SI PUO' DIVIDERE IN DUE PARTI) Ho ripercorso questo itinerario il 15 Gennaio 2018 e il tratto che presentava criticità è molto peggiorato. Penso che nei prossimi mesi sarà impossibile passare a causa dei rovi e della vegetazione.
Fonti: Parco della rana (pressi P.zza Oplà), Via di Germinaia, Villa di Sotto, Giannetto, Corbezzi, Valdibrana.
Sentieri: CAI 208 (un piccolo tratto al ritorno in via di Germinaia).



Itinerario: Da piazza Oplà percorro via della Quiete, dopo aver attraversato via M. Marini, al bivio, in corrispondenza di una Madonnina, percorrendo una zona residenziale, prendo a destra in via M. Buonarroti e subito a destra fino a percorrere a dritto una strada sterrata. Fatte poche decine di metri, in corrispondenza di una curva con abitazione, ancora a destra in via delle Gaine a q. 90 WP1, costeggiato un residence ritrovo l'asfalto che seguo a sinistra e subito a destra in via Di Rio. Percorro la prima periferia della città e il panorama si apre su quello che sarà il mio itinerario. Dopo la breve discesa, all'altezza di una abitazione prendo a destra su sentiero erboso e subito a sinistra attraversando un grande prato a q. 89 WP2. Alla fine del quale prendo a sinistra passando in mezzo ad abitazioni in via del Libeccio. All'incrocio continuo a dritto in via Alta, alla cui fine prendo a sinistra ed in breve oltrepasso la bella Pieve di S. Alessio. Al bivio successivo prendo a destra in via di Mezzomonte che lascio quasi subito per prendere a sinistra una sterrata in salita, via Cialdina e percorse poche centinaia di metri costeggio un vecchia quercia, un Patriarca che sorveglia il mio passaggio e il castellino poco distante che mi porta lontano con la fantasia. Passo in mezzo a due colonne con immagini Sacre (un vecchio confine?) e camminando in mezzo agli ulivi arrivo in cima alla salita, per poi prendere a destra in leggera discesa. Ritrovo nuovamente l'asfalto e lo seguo a sinistra. Con un po' di fatica supero la ripida salita prima di ritrovare la strada pianeggiante con cui arrivo in località Il Pianellino. A sinistra il panorama di Pistoia e la pianura, a destra Valdibure con la sua bella Pieve Romanica, bellezza pura. Al bivio del Pianellino prendo lo sterrato a destra e piacevolmente arrivo ad una fontana a q. 313 WP3 accanto alla quale una corta salita su cemento mi porta a prendere a destra la strada asfaltata che proviene dal vicino paese di Germinaia. La seguo a destra per pochi chilometri per poi prendere seccamente a sinistra lo sterrato in salita, per arrivare in località Croce al Romito con il suo cippo con croce e le incisioni rupestri. Continuo in discesa, al bivio vado a destra e ignorando le laterali oltrepasso a dritto un pezzetto di asfalto in corrispondenza di una abitazione, oltrepasso la borgata di Metata e in forte pendenza in discesa arrivo al bivio in corrispondenza di un fiume. (Seguendo a sinistra in pochi chilometri si arriva a Valdibrana, dove si può interrompere l'escursione). Io invece vado a destra a q. 299 WP4, oltrepasso il ponte sul Torrente Brana e in salita arrivo a Villa di Sotto, prendo a destra oltrepassando la fontana a q. 335 WP5 e in forte salita (20%) giungo a Villa di Sopra. Riprendo fiato in pari, poi a destra passando dietro una abitazione con torre, da cui si gode l'ennesimo panorama sulla valle della Brana e su Pistoia. Al culmine della breve salita ignoro la laterale per prendere a sinistra al bivio successivo a q. 418 WP6, in leggera salita. Poco oltre, proseguo a destra su largo sentiero a q. 432 WP7, poi a sinistra passando sopra la ferrovia Porrettana. Continuo su traccia di sentiero (occorre buon orientamento o il gps, purtroppo il bosco e i rovi stanno ricoprendo tutto, nessuno se ne prende più cura), in salita fino a ritrovare l'asfalto in località Baggino. Seguo a destra in leggera salita al culmine della quale poco sopra scorre la S.S. 64 Porrettana, Scendo a dritto in via di Casciano e in breve arrivo al borgo di Giannetto a q. 513 WP8, continuo a scendere e al bivio seguente prendo a sinistra per arrivare poco dopo a Corbezzi, con la sua stazioncina sulla linea ferroviaria Porrettana. Corbezzi ha conosciuto il suo splendore tanti anni fa, adesso poche persone vi abitano, la famiglia Ciuti è una di queste. Sposati da 65 anni, tengono aperta con passione e ostinazione la "bottega" del paese, attività aperta dal 1895. (Mi fermo a parlare con loro, ed è piacevolissimo, come con altre persone anziane incontrate, hanno tanto da dire e da insegnare, sono libri di storia viventi. Fermatevi a parlare, per loro è un piacere immenso e per noi sono fonti di sapere e di esperienze). Dopo aver promesso che tornerò riprendo il cammino in direzione di Valdibrana e poco dopo in discesa arrivo al bivio dell'abitazione con torre. Prendo a destra oltrepasso in discesa Villa di Sopra e Villa di Sotto, torno al ponte sulla Brana e seguendo il fiume arrivo al paese di Valdibrana, con il suo Santuario Mariano. Seguo a sinistra in Via di S. Romano e fatta la curva prendo a sinistra la laterale asfaltata, Via Camaldole e Lippi e oltrepassato il tabernacolo continuo a destra su acciottolato in salita a q. 148 WP9, davanti alla villa tengo la destra in discesa e quindi subito a sinistra su sterrato. Oltrepasso una bella colonica e poco dopo un'altra in rovina, al bivio seguente seguo a sinistra in leggera salita, alla fine della quale tornato sull'asfalto in prossimità di una curva a sinistra vado a destra su sterrato, via di Germinaia (seguo per un pezzetto il cai 208). Costeggio il muro di cinta e il fabbricato dell'ex ospedale psichiatrico delle Ville Sbertoli. Ammirando gli ultimi panorami di Pistoia, illuminati dalla luce calda del pomeriggio, torno sull'asfalto e seguo a sinistra via della Gaine e in discesa giungo alla villa posta sulla curva che ho trovato all'inizio dell'itinerario. Continuo a dritto seguendo a ritroso il percorso della mattina, via Buonarroti, via della Quiete ed infine attraversata di nuovo via Marini, arrivo in piazza Oplà, punto di partenza e di arrivo dell'escursione. 

17 gennaio 2018

Il potere spirituale del camminare

Gran parte dè cristiani che allora viveano, feciono il detto pellegrinaggio, così femmine come uomini, di cotanti e diversi paesi, e di lungi e d’appresso. E fu la più mirabile cosa che mai si vedesse…”
Giovanni Villani

Camminare, per l'uomo, è l'attività fisica più naturale, soddisfacente e ricca di significati. La camminata nasconde anche qualcosa di spirituale. Ad ogni passo il nostro piede viene a contatto con la terra, per poi distaccarsene e ritornare poco dopo, il ritmo che viene creato ci culla, e quindi crea armonia tra il nostro corpo e la nostra mente. Mentre il corpo è in azione armonica, anche la nostra mente viaggia e si libera, ma lo fa in un modo completamente diverso da quando il corpo è fermo. E proprio perché la mente è libera, le idee nascono. Quindi camminare aiuta anche a riflettere, a creare e a dar spazio alla fantasia. Camminare insieme a qualcuno permette una condivisione molto forte, non solo fisica, ma anche mentale e verbale. Il viaggio a piedi, lento, meditabondo e contemplante, è un modo di camminare con il quale ci si può finalmente concedere quello che la vita contemporanea ci permette, solo a tratti, di sentire. Quel “sentire” che normalmente è solo un vago ricordo, una sensazione che si risveglia e che, imboccando un sentiero in una valle o addentrandosi tra le fronde di un albero in un bosco, ci permette di tornare, per un attimo soltanto, in contatto con la antica natura. Pellegrini e viandanti sono i rappresentanti di questo modo di camminare sia esso sospinto da motivi religiosi, spirituali o di osservazione; o come spesso succede, di un insieme variabile di tutte queste motivazioni. Molte tradizioni legano il camminare alla meditazione e alla ricerca interiore, allo stesso modo in cui la pratica del pellegrinaggio nel mondo cristiano è legata alla preghiera. Il pellegrinaggio, come ricorda Rebecca Solnit, è camminare alla ricerca di qualcosa di intangibile, in una dimensione diversa, meno materiale e più di ricerca interiore. L’elemento che viene spesso messo in rilievo è come il camminare si posizioni su due livelli: il primo riguarda l’uomo che si inserisce nel mondo, il secondo riguarda invece il recupero di una dimensione più interiore, spirituale. Tra questi elementi esiste una forte interdipendenza nel momento in cui il pellegrino-viandante si mette in viaggio. Durante il cammino si prova una sorta di compenetrazione di questi due aspetti: il mondo nel quale chi cammina si avventura è la fonte da cui viene attinta la forza che induce a continuare il cammino. Questa forza è quel sentire profondo che si impossessa del viandante, quella chiarezza interiore che la lenta osservazione del mondo gli permette, un momento nel quale ci si possa concedere di assimilare lentamente quel che si presenta, senza cadere in una sorta di bulimia turistica. La strada, luogo fisico dove avviene il cammino, oltre che avere riconosciute valenze metaforiche, ha in sé un grande valore come luogo di cura, di raccoglimento e anche di consolazione.

Non c'è tristezza che, camminando, non si attenui, e lentamente si sciolga.”
Romano Battaglia

Le strade sacre divennero arterie costellate di ostelli, di magioni, di spedali e poi di misericordie, di portici di chiese. La figura romantica del viandante, si contrappone all’uomo radicato e costretto dai ritmi della società. Egli trova che la sua vera ricchezza risiede nel disporre del tempo in modo autonomo, senza che scadenze precise lo inducano a modificare il suo viaggiare. In questo senso il piacere di camminare contrasta la sedentarietà della vita legata alla casa. In realtà il viandante non si domicilia nello spazio ma nel tempo: la sosta serale, il riposo notturno, i pasti inscrivono nella continuità del tempo un’abitazione che ogni giorno si rinnova. Il viandante afferra il suo tempo, non si lascia afferrare dal tempo. Scegliendo questo modo di spostarsi, afferma la sua sovranità sul calendario, la sua indipendenza dai ritmi sociali, il suo desiderio di poter posare la bisaccia a lato della strada per gustarsi un bel sonnellino o per bearsi della bellezza di un albero o di un paesaggio.



10 gennaio 2018

CUTIGLIANO - L. SCAFFAIOLO - 

PRACCHIA


Sulla Montagna Pistoiese un lungo itinerario che da Cutigliano arriva a Pracchia. Oltrepassando un inedito Lago Scaffaiolo a q. 1781 e il Rifugio di Portafranca a q. 1580.

Data: 14 Dicembre 2016

Partenza: La partenza avviene dal paese di Cutigliano che si raggiunge con la S.R. 66 e con la S.S.12. E' servito dai mezzi pubblici del COPIT, linea54.

Note: Per la lunghezza, ma soprattutto per il notevole dislivello in salita e in discesa, l'itinerario è adatto a persone allenate.
Fonti: Cutigliano, Fonte dell'Uccelliera, Rifugio di Portafranca, Fonte del Cacciatore, Rifugio del Montanaro.
Sentieri: CAI 6, CAI 66, CAI 00, CAI 5, CAI 35, CAI 20, CAI 3, CAI 33.



Itinerario: Negli ultimi tempi (2017 e parte del 2016), ho collezionato un numero considerevole di escursioni che per vari motivi non ho postato. Dal “mucchio” pesco questa lunga escursione che unisce due importanti paesi della Montagna Pistoiese. Percorrendo un pezzo di crinale sprovvisto di neve, regalandomi scorci incredibili e un inedito Lago Scaffaiolo.
Parto da Cutigliano, bandiera arancione, dichiarato uno dei borghi più belli d'Italia, che raggiungo con i mezzi pubblici del Copit. A fianco del Palazzo dei Capitani della Montagna, sede del Comune, inizia il CAI 6 che percorrendo le caratteristiche stradine mi porta fuori dal paese. Giunto alla fine delle scalette seguo a sinistra l'asfalto che con una larga curva arriva a q. 792 WP1, ignoro la strada di destra e quella di sinistra per seguire a dritto i segni bianco rossi del CAI costeggiando alcune villette. Dopo un breve tratto nel bosco seguo a dritto l'asfalto fino ad arrivare a prendere a sinistra su ampio spiazzo, proprio sotto i cavi della funivia a q. 874 WP2. Seguo la larga sterrata fino ad arrivare ad un quadrivio in località Collacchia dove prendo a sinistra a q. 969 WP3 oltrepassando una sbarra. La salita adesso è più lieve e molto piacevole ed anche se in pieno inverno, il paesaggio è molto bello. Oltrepasso un ovile, scambiando alcune parole con i pastori, i quali si apprestano ad andare a controllare il gregge che pascola più in là. (ATTENZIONE c'è una fontana, ma non è potabile). Giunto ad un largo bivio seguo a destra e percorse poche decine di metri prendo a sinistra il largo sentiero in salita entrando nel bosco a q. 1056 WP4 seguendo il CAI 6. Salendo oltrepasso un rudere in località Tesone, attraverso una abetaia tenendo la destra ad un bivio a q. 1275 WP5 arrivando infine ad un quadrivio a q.1392 WP6. Continuo a dritto con il CAI 6 arrivando poco dopo al Lago S. Gualberto completamente ghiacciato, il quale emette strani scricchiolii. Lo costeggio a sinistra in senso orario arrivando alla strada asfaltata, l'attraverso, supero la sbarra e seguendo il sentiero di destra arrivo alle prime abitazioni della Doganaccia. Con via del Pettirosso e via dei Cacciatori, rese completamente bianche dalla brina, arrivo alla stazione della funivia a q.1511. Oltrepassata la caratteristica chiesetta tengo la destra e al bivio successivo seguo a dritto a q. 1541 WP7 con il CAI 66 (si può percorrere anche la più lunga ma più comoda carrareccia). Attraverso leggermente in diagonale la carrareccia a q. 1607 WP8 per prendere lo stretto sentiero che sempre in diagonale taglia il costone della montagna. Supero il Passo della Calanca e poco dopo incrociando il sentiero di crinale, CAI 00, arrivo al rifugio Duca Degli Abruzzi a q. 1789 WP9 che sovrasta il Lago Scaffaiolo. Il lago è in versione invernale, senza neve ma completamente ghiacciato ed a tratti nascosto a dalla nebbia, la quale accresce la sensazione del freddo. Il freddo che mi ha accompagnato fin dalla partenza, adesso è veramente pungente per cui scattate un po' di foto riparto seguendo il CAI 00 che sale al Passo dello Strofinatoio a q. 1847 WP10 (percorrendolo in salita si comprende il perchè del nome!). Prendo a destra in discesa e raggiunto il Passo del Cancellino a q. 1632 WP11 seguo ancora a dritto in salita il CAI 00. Mi lascio alle spalle la sagoma del Corno alle Scale con la sua grande Croce e aggirando in senso orario il M. Gennaio arrivo alla fonte dell'Uccelliera a q. 1683. Continuo a dritto con il CAI 5, con il quale dopo aver preso a destra al bivio giungo al bel rifugio di Portafranca gestito dal CAI di Pistoia a q. 1580 WP12. Risalgo sulla sinistra del rifugio con il CAI 35, con il quale seguendo ancora a sinistra poco dopo arrivo al Passo della Nevaia a q. 1635 WP13. Scendendo a destra con il CAI 20 oltrepasso la fonte del Cacciatore a q. 1581 e quindi dopo aver superato il Passo dei Malandrini a q. 1577 raggiungo il rifugio del Montanaro a q. 1567 WP14. Scendo con il CAI 3 arrivando al Rombiciaio a q.1362 WP15 (qui si può interrompere l'itinerario: seguendo a destra il CAI 3, in ca. trenta minuti si arriva alla Casetta dei Pulledrari, importante punto di partenza per tante escursioni. Continuando a scendere arriviamo a Maresca, bel paese della Montagna Pistoiese servito da mezzi pubblici). Io proseguo a dritto con il CAI 33, supero una pista da sci dismessa e attraversando un meraviglioso bosco di faggi arrivo a Pian della Trave a q. 1317 WP16. Continuo leggermente a sinistra sempre con il CAI 33, seguo a sinistra al bivio in località Fontanelle a q.1230 WP17, continuo a scendere e giunto in località Poggio del Ronco a q. 1110 WP18, continuo a dritto per poi scendere rapidamente di quota ed arrivare in località La Casa a q. 781. Al casotto in lamiera vado a destra a q. 785 WP19 e con le scalette in cemento arrivo alla strada asfaltata. Proseguo a sinistra e subito a destra a q. 770 WP20 rientrando nel bosco (segni bianco rossi e azzurri del Sentiero Azzurro Pracchia Abetone) e subito a destra a q. 764 WP21 ritrovando poco dopo l'asfalto n corrispondenza di una abitazione. Seguo a sinistra per poi tenere sempre la destra, arrivando infine ad una passerella sul fiume Reno, la attraverso (fonte leggermente a sinistra nel piccolo parco) e a destra con poche decine di metri raggiungo la stazione di Pracchia a q. 620.