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Fregio Robbiano "Alloggiare i Pellegrini" - Ospedale del Ceppo di Pistoia

21 ottobre 2018


5 Buoni Motivi Per Iniziare a Camminare

Ogni persona che ama viaggiare dovrebbe poter dire “ci sono arrivato a piedi”.

Percorrere lo spazio intorno per farne un cammino, non importa verso dove, né per quanti chilometri. Nessun motore, nessun mezzo di trasporto, solo noi e la strada, un pianeta da misurare a piedi, per scoprire che camminando si può arrivare ovunque, per scoprirsi forti e liberi.

Insomma lasciare il mito della velocità per (ri)scoprire la bellezza della lentezza, la bellezza dei sentieri, la fatica della strada, tornando alle origini del viaggio.

In fondo per camminare non serve nessuna scuola, è la prima cosa che impariamo a fare da piccoli e non l’abbiamo più dimenticata. 




1 - RAPPORTO ETICO CON IL MONDO 
Il camminare è l’unico modo di viaggiare che non lascia segni. Solo l’impronta dei propri passi, qualche goccia di sudore e l’immagine di un viandante che vuole riappropriarsi del mondo. Il camminante è una persona che contribuisce alla difesa, alla tutela e alla salvaguardia della terra, la quale ci ripaga inondandoci di bellezza.

2 - RITROVARE LA LENTEZZA
Grazie al camminare si parla spesso della riscoperta della lentezza, ma cosa significa camminare lento? Vuol dire entrare in contatto passo dopo passo con la terra che calpestiamo, significa abbandonarci in un abbraccio ristoratore ad una natura meravigliosa.  Vuol dire saper vivere il presente senza fretta, fermarsi ad osservare un fiore, un insetto e tutto quello che ci circonda, fermarsi per scambiare due parole con uno sconosciuto. Vuol dire rallentare per recuperare un ritmo più umano, rallentare per essere aperti all’incontro con chi fa la strada con noi, o con chi incontriamo lungo il cammino. Rallentare per ascoltarsi, per parlare con se stessi, per fare pulizia interiore. Camminare con lentezza è uno stato di grazia che permette man mano che si avanza di diventare un tutt’uno con il cammino, dove prevalgono la dolcezza e il fatalismo, diventando indifferenti persino se ci perdiamo. E’ un viaggiare a tre, quattro, forse cinque chilometri all’ora coprendo distanze che con altri mezzi copriresti in un tempo molto inferiore. Però sei sicuro che tutto questo, nonostante la fatica abbia un senso, ti fa sentire libero e felice.

3 - RITROVARE LA SEMPLICITA’
Camminare è la cosa più semplice del mondo, un paio di buone scarpe, uno zaino, una innata predisposizione a stare all’aria aperta e il gioco è fatto. Un vero inno all’essenzialità, come unico modo di salvare le proprie vertebre è di fare del proprio zaino un compagno leggero, scartando le cose inutili e superflue. Questo dovrebbe servire anche nella vita di tutti i giorni.  Anche il rapporto con gli altri camminanti è basato sulla semplicità, in cammino ci si sente tra pari, e le differenze e gli scambi di esperienze diventano un modo per arricchire la propria personalità. In fondo sui cammini si è tutti uguali, con le stesse esigenze, ci si alza la mattina sapendo di dover camminare, di dover cercare dove mangiare, e dove dormire.
 
4 - RITROVARE LA PAZIENZA
In un cammino non è detto che tutto vada secondo i piani, potrebbe piovere, oppure fare molto caldo, o al contrario fare freddo. Potremmo essere stanchi ed essere lontani dal punto di arrivo, sbagliare strada e quindi dover tornare indietro, avere fame e non trovare dove mangiare. Tanti possono essere gli inconvenienti sulla strada. Pazienza che si acquisisce in cammino, in cui, con uno zaino con dentro la nostra casa, guadagniamo la strada lentamente al suono dei nostri passi, in un’esperienza simile a quella compiuta dagli antichi viandanti. E la pazienza è come un muscolo, si allena e diventa robusta macinando chilometri.

5 - RITROVARE LA LIBERTA’
Smettendo i panni di turisti per indossare quelli di camminatori si diventa consapevoli del riappropriarsi del proprio tempo. Ci si rende conto di quanta libertà è possibile godere, si è liberi di scegliere quale strada o sentiero seguire, di scegliere a che ora partire, se cammini sei tu a decidere quando e dove fermarti. Viviamo in un contesto dove trascorriamo la maggior parte del tempo seduti e chiusi in auto oppure in ufficio, “schiavizzati” dal computer e dal telefonino, quindi camminando ci riappropriamo della nostra libertà, permettendoci di riprendere fiato, di affinare i sensi e di scoprirsi curiosi. Per rimanere in pace con il mondo in fondo a chi cammina basta un’alba, oppure un bel tramonto.
 

4 ottobre 2018

Cascate dell'Acquapendente  



Cascate dell'acquapendente. Panoramico itinerario nel Parco della Alpi Apuane con giro ad anello sugli alpeggi e lungo le Marginette di Pruno.

Data: 7 Maggio 2016

Partenza: Si esce dall' autostrada A12 a Versilia e prendiamo in direzione di Camaiore, quindi si continua su SP 9, attraversiamo Ponte Stazzemese, si prosegue su strada comunale Cardoso, Volegno, Pruno. Base del nostro itinerario.

Note: Bello, facile e panoramico itinerario sugli alpeggi di Pruno, nel Parco delle Alpi Apuane, costeggiando alcune Marginette perfettamente conservate. Per giungere alle imponenti cascate dell'Acquapendente.
Fonti: Pruno, Rifugio Fania, bivio per le cascate dell'Acquapendente. (Negli alpeggi lungo il percorso e nelle case private si possono trovare fontane, ma non è sicuro, dipende dal periodo.)
Sentieri: CAI 122, Segni gialli per il rif. La Fania, CAI 124, CAI 7, Sentiero B per le Cascate dell’Acquapendente, Sentiero SAV per Pruno.  


Itinerario: Che sarebbe stata una bella giornata ne eravamo certi fin da quando abbiamo deciso l’itinerario, ma la conferma è avvenuta quando abbiamo superato Ponte Stazzemese, ed il nostro sguardo si è posato sul Monte Forato con la sua inconfondibile sagoma.
Partiamo dal paese di Pruno, dove imbocchiamo il sentiero CAI 122 che parte direttamente dal parcheggio e oltrepassa i vecchi lavatoi con fontana. Segue un tratto ripido ed aperto dal quale la vista si apre sul Matanna e sul Nona, e dove oltrepassiamo due recenti marginette dedicate a due vittime della Guerra. Adesso il sentiero è una bella e ripida mulattiera che continua con alcuni tornanti per poi proseguire con un percorso meno faticoso. Poco dopo arriviamo alla marginetta di Bartolomeo di Pietro, la cui bella immagine marmorea originale è stata rubata da delinquenti cialtroni, ed è stata sostituita da una copia.  Proseguiamo ed in breve oltrepassiamo un’altra bella abitazione in pietra datata 1891, ben tenuta, arrivando subito dopo ad una strada asfaltata che seguiamo a destra, e dalla quale possiamo notare il Matanna, il Nona e l’inconfondibile monte Forato. Oltrepassata la curva rientriamo sul sentiero seguendo a destra il CAI 122, con il quale poco dopo arriviamo ad un’altra bella maestà, Gesù morto in Croce, anch’essa sostituita da una copia, poichè trafugata da ignobili personaggi. Continuiamo a destra arrivando a Colle a Iapoli a q. 746 WP1 dove finisce la strada che arriva dal Colle di Cavazzola. Il luogo è straordinariamente panoramico, la vista spazia sulla Pania della Croce, sulla Costa Pulita, sul Forato, sul monte Croce, sul Nona, sul Matanna e sul Procinto. Monti che ho frequentato percorrendo i bei sentieri e le belle vie di arrampicata, tra le tante, indimenticabile è la Cresta dei Bimbi al Procinto, la mia prima via di arrampicata da primo di cordata. Continuiamo sull’evidente e bella mulattiera oltrepassando l’alpeggio di Tiglieta, ed arrivando poco dopo ad un’altra bella Marginetta  con una immagine originale del 1842 detta La Marcona a q. 800. Continuiamo a salire arrivando a q. 835 in loc. Le Caselle dove sulla destra visitiamo l’Alpe di Pruno a q. 820 WP2, un gruppo di case servite da teleferica, su cui veglia la Pania. Poco più avanti sulla sinistra troviamo l’Alpe di Volegno a q. 830 WP3, anch’esso in posizione panoramica, dove pare che ci fosse un rifugio del CAI di Viareggio. Pochi minuti dopo arriviamo a Monte della Tana a q. 895 WP4, dove troviamo altri due casolari, e l’ennesima Marginetta posta poco più in alto. Noi abbandoniamo il CAI 122 che sale a Foce di Mosceta, per prendere il sentiero che piega e scende leggermente a destra contrassegnato con segni gialli a q. 894 WP5. Lungo il facile sentiero oltrepassiamo alcune case in pietra ormai ridotte a ruderi, ma di pregevole architettura, subito dopo costeggiamo una casetta restaurata, sulla quale su una targa è scritto La Fatigata a q. 876 WP6. Superiamo alcuni ponticelli, su uno dei quali dobbiamo prestare attenzione per colpa di uno smottamento. Continuando percorriamo un tratto aperto per arrivare poco dopo al rifugio dell’UOEI La Fania a q. 895 WP7, crocevia di sentieri, posto su un pianoro molto panoramico. Dopo aver riempito le borracce alla fonte ripartiamo scendendo a vista a sinistra del rifugio, alla fine della breve discesa ritroviamo i segni del CAI 124 che piega a sinistra. In pochi minuti arriviamo all’alpeggio S. Rossore a q. 840 WP8 con alcuni ruderi ed una casa ancora in buono stato, dove siamo accolti da un asinello che non disprezza le nostre attenzioni. La zona è molto amena e più degli altri alpeggi emana pace e tranquillità. Il sentiero passa davanti alla casa e in breve arriviamo presso un’altra abitazione dove prendiamo a destra per arrivare poco dopo a Cima alla Ripa, presso cui troviamo lo chalet Il Bellorino a q. 808 WP9, una casa ristrutturata con un grande spazio davanti. Dove, quando i casolari sparsi sull'Alpe erano tutti abitati, si riunivano gli abitanti e venivano fatte feste e danze. Il sentiero 124 continua a sinistra, mentre noi proseguiamo a dritto costeggiando la casa e dopo aver scambiato alcune battute con gli abitanti che oziano al fresco, proseguiamo sul sentiero non segnato oltrepassando altre abitazioni, una Marginetta e una fonte. Ritroviamo il CAI 7 che scende da Collemezzana con il quale arriviamo al bivio per le Cascate in corrispondenza di una marginetta a q. 431 WP10. Il sentiero B contrassegnato con segni rossi si inerpica nel bosco dove oltrepassiamo l’ennesima Marginetta con l’immagine della Madonna. Con l’ultimo tratto di sentiero scalinato arriviamo al cospetto delle imponenti cascate a q. 588 WP11, purtroppo con scarsa portata d’acqua in questo periodo e dove una Salamandrina dagli Occhiali fa belle mostra di se su un sasso. Tornati al bivio seguiamo a destra per Pruno e in pochi minuti arriviamo al ponte Mediceo (alcuni dicono romano) a q. 421 WP12, a schiena d'asino, con l'edicola marmorea del 1831 dedicata a S. Francesco. Saliamo con il sentiero SAV a sinistra della fonte costeggiando una teleferica e l’antica cava Frascinaia, e da cui godiamo della vista del Forato, del Procinto, del Nona e del monte Croce. Dopo una ripida salita percorriamo lo stradello con il quale in pochi minuti arriviamo in paese.


Anello di Gaiole... Badia a Coltibuono  


Percorso panoramico ad anello tra antichi casolari, borghi medievali e la Badia a Coltibuono attraverso le vigne del Chianti classico.

Data: 8 Maggio 2016

Partenza: Con l'autostrada A11 (Firenze Mare) e quindi con la A1 (direzione Roma) Uscita Valdarno e con la S.R. 408 raggiungiamo Gaiole in Chianti.

Note: Panoramica escursione nella zona del vino, con visita all'Abbazia a Coltibuono, bella nella prima parte, piacevole nella seconda parte. L'itinerario non è ben segnalato ma molto orientativo. E’ comunque opportuno essere provvisti di traccia gps e/o cartina.
Fonti: Gaiole,Vertine, Badia di C.
Sentieri: CAI 50, CAI 00, CAI 56.


Itinerario: Lasciata l'auto al parcheggio di Gaiole in Chianti, procediamo in salita costeggiando la chiesa e con il CAI 50 raggiungiamo il bellissimo borgo di Vertine. Dopo la visita al vecchio borgo prendiamo la strada a dritto che poco dopo diviene sterrata, da qui il paesaggio inizia ad aprirsi a panorami sulla campagna coltivata ad ordinati vigneti ed in lontananza al paese di Radda in Chianti. Costeggiamo dal basso il borgo di S.Donato in Perano, e oltrepassata la Cappellina delle Fonti a q. 550 WP1, arriviamo alla strada asfaltata regionale che seguiamo a destra in salita a q. 565 WP2. Percorsi alcuni chilometri prendiamo a sinistra una larga sterrata a q. 691 WP3, poco dopo arrivando ad un bivio continuiamo a dritto in discesa con il CAI 00 a q. 715 WP4, che in breve ci conduce alla Badia a Coltibuono a q. 630 WP5. Il cielo si guasta e comincia a cadere una leggera pioggerellina che comunque non ci impedisce di visitare la bella Abbazia. Riprendiamo la marcia sotto la pioggia, (smetterà poco dopo) ed arrivati all'incrocio attraversiamo la strada regionale e andiamo a dritto in leggera salita ancora con il CAI 00 in direzione di Montegrossi oltrepassando il castello, che, nonostante rimangono solo rovine, la sua presenza non passa inosservata a chi transita da queste parti. Al contrario la vegetazione ricopre una profonda ferita dovuta a tanti anni di estrazione nella cava che alcune persone senza scrupoli riempivano di rifiuti. Oltrepassato il paese la strada torna sterrata e ignorando le laterali la seguiamo a dritto fino ad un grande bivio sulla destra in corta e leggera salita a q. 638 WP6 (da questo  bivio per tornare a Gaiole il sentiero compie un semicerchio, quindi tendenzialmente dobbiamo seguire a destra) con  CAI 56. In località Poggio dei Barbari cominciamo a scendere prendendo a destra a q. 645 WP7, al successivo bivio ancora a destra a q. 572 WP8, fino ad incrociare una strada bianca forestale che seguiamo a destra a q. 511 WP9, con la quale percorrendo ripidi tornanti arriviamo a prendere successivamente a sinistra a q. 420 WP10 seguendo il torrente fino al bivio per Barbischio, arroccato in alto su un colle. Noi ancora a destra in pari a q. 379 WP11 e in breve arriviamo a Gaiole, nostro punto di partenza.




Volpe (Sentiero della)




Itinerario da Montale a Pontenuovo, risalendo il corso del T. Settola, sulle belle colline Pistoiesi. Visitando i ruderi di Santa Lucia che costudiscono storie, memorie e ricordi.


Data: 22 Settembre 2016

Partenza: Da Pistoia a Montale con i bus del Copit. Oppure percorrendo la strada provinciale Montalese.

Note: Facile e bell’itinerario percorrendo sentieri e attraversando boschi sulle prime propaggini collinari pistoiesi, su un sentiero aperto dagli alunni della scuola C. Melani di Montale, insieme agli amici del CAI di Pistoia. Il sentiero della Volpe fa parte dei Sentieri Didattici Ambientali, del progetto “adottiamo un sentiero.
Fonti: Montale, Villa Matani
Sentieri: CAI 220, CAI 202




Itinerario: Dalla piazza G. Matteotti di Montale percorro via XXV Luglio, quindi via F. Crispi in direzione nord e successivamente a sinistra in via Croce di Vizzano. Prendo ancora a sinistra passando sopra il piccolo ponticello sul T. Settola e seguo l'asfalto in leggera salita fino al piccolo borgo di Montale Alto. Mentre la vista spazia sulla larga e verde valle punteggiata da argentei ulivi, prendo a destra a q. 136 WP1 in pari su CAI 220. Proseguo costeggiando la recinzione di una bella abitazione e quindi di un parco pubblico, continuo su sterrato e in corrispondenza di alcuni alti cipressi svolto seccamente a sinistra a q. 179 WP2 (si può anche andare a dritto) e risalendo il corso del T. Settola giungo a casa Cavaccia. Poco oltre seguendo il CAI 220 prendo a sinistra in salita a q. 217 WP3, al bivio seguente vado a dritto a q. 239 WP4, per poi arrivare a prendere a destra una larga carrareccia con alti cipressi a q. 280 WP5. In corrispondenza di una curva a sinistra in facile salita oltrepasso la Maestà di villa Calderai e poco dopo Villa di Pian di Collina, ne costeggio il muro di cinta per poi arrivare a prendere seccamente a sinistra a q. 420 WP6, oltrepasso un bel punto panoramico a q. 423 per giungere ai ruderi di S. Lucia a q. 430 WP7. Arrivato a q. 433 in corrispondenza di una presa dell’acquedotto seguo a sinistra in discesa, con la quale alternata a brevi tratti in pari arrivo ad altri ruderi in loc. Casa Nuova a q. 373 WP8. Continuo in discesa a destra e poco dopo arrivo a q. 298 in loc. Villa Matani, un bellissimo borgo, dove trovo una fonte e l’asfalto, con il quale godendo di ottimi panorami arrivo alla diroccata pieve di S. Quirico a q. 287. Prendo a sinistra aggirando la pieve WP9 e subito a destra in discesa a q. 286 WP10 con il CAI 202, con cui attraverso un uliveto arrivando a costeggiare una abitazione a q. 244. Attraverso a dritto una carrareccia a q. 220 WP11 per tornare in un altro uliveto, dove facendo attenzione arrivo a costeggiare una bella abitazione tornando prima su sterrato e poi su asfalto, con cui in breve arrivo alla Provinciale Montalese in corrispondenza di una scuola materna, in loc. Pontenuovo. Adesso non mi rimane altro che aspettare il bus che mi riporta a Pistoia.



31 luglio 2018

Unmilioneottocentomila passi. Io, il mio bambino e il Cammino di Santiago.






L’autrice propone il diario del suo pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, fatto tra i mesi di giugno e luglio 2007, insieme al figlio di otto anni. Passo dopo passo! Ben presto il percorso diventa metafora della vita, metafora di quel “viaggio interiore” che l’autrice sente di compiere: l’animo si alleggerisce, la gratitudine sgorga dal cuore, le troppe cose perdono attrattiva e una forza sconosciuta cresce dentro. Il Cammino è la scoperta di se stessi.







Elisabetta è una ragazza di Verona che nel 2007 decide di intraprendere il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela insieme al suo bambino di otto anni, Johann. Nel libro racconta la storia di questa avventura straordinaria vissuta con semplicità e gratitudine per ogni cosa, bella o brutta, affidando ogni suo passo ed ogni passo del suo bambino a Él de arriba. Per chi come me è stato sul Cammino, è una storia in cui si racconta, attraverso delle fotografie, di posti che si conoscono, di luoghi in cui ci si è fermati, in cui abbiamo mangiato, dormito, pianto per il dolore o sorriso per un fiore nel campo. Un racconto in cui conosci già i luoghi in cui i due protagonisti stanno per arrivare prima ancora che lo sappiano loro e mentre lo leggi vorresti urlargli i tuoi consigli: attenta, prendi l’acqua che per un pò non la troverai! oppure: metti quei piedini nell’acqua fresca, non fargli venire le vesciche! non fermarti in quell’albergue, tira avanti! Insomma davvero qualche cosa di coinvolgente. Ma anche per chi non sa neppure che cosa sia il Cammino di Santiago penso che possa essere bellissimo leggere del rapporto tra questa madre ed il suo bambino, un rapporto di gratuità totale. E poi ci sono tutti gli elementi in cui ogni pellegrino potrà riconoscersi e che forse sono gli aspetti che attirano tutti gli altri su questo mistico percorso. Ci sono gli amici (angeli) che si trovano lungo la strada e poi si perdono per ritrovarsi più avanti, o forse mai più (come nella vita). C’è la zavorra che ci trasciniamo sulle spalle, tutto ciò che ci sembra indispensabile e che dopo due soli giorni di cammino diventa un pacco da rispedire a casa o regalare a chissà chi. C’è la natura in cui si cammina che ci fa sentire dei disadattati ogni volta che si rimette piede in una città, la natura che ci fa essere parte di essa e che ci sembra il dono più bello che "Qualcuno" potesse farci. “…Poi, l’obiettivo indugia su un’esile pianta d’avena selvatica, cresciuta sul ciglio della strada, e ritrae un istante di pura bellezza: la perfetta composizione del fusto sottile e dei rami delicati, le spighette appese come fragili decorazioni, il contrasto tra il suo brillante colore smeraldino e l’oro del campo sullo sfondo. Ci sono la fatica ed il dolore fisico, lo zaino sembra più pesante oggi e la fatica della recente salita mi appesantisce le gambe. Però io amo questo cammino, ne amo ogni singolo passo, ogni pietra, ogni spiga di grano. Non rinuncerei a niente, a nessun grammo di fatica, a nessun sassolino. È il nostro Cammino, ci aspetta”. E poi c’è la meta finale, anche se la vera meta è il cammino stesso. Insomma un libro non solo ad uso dei pellegrini, ma, come si augura Elisabetta nella prefazione, per tutti. E poi, se è vero che si diventa pellegrini nel momento stesso in cui si pensa di voler fare il Cammino, molti di coloro che lo leggeranno entreranno immediatamente nella schiera de los peregrinos de Santiago de Compostela.
Aggiungo infine che ho letteralmente divorato questo libro, ho letto ogni pagina con grande amore e ammirazione per il coraggio di Elisabetta, e di simpatia e di tenerezza per Johann. 
“El camino es la vida”
Ultreya!

12 giugno 2018


Cutigliano - Pontepetri



Facile itinerario che mette in comunicazione il paese di Cutigliano con Pontepetri, attraversando le località di S. Marcello, Gavinana e di Maresca. Perle incastonate nel verde dell’Appennino Pistoiese. Seguendo per gran parte il vecchio percorso del trenino FAP (Ferrovie Alto Pistoiese) lungo il quale sono tornate a splendere le vecchie stazioni oggi adibite a nuova vita.

Data: 27 Maggio 2018

Partenza: Dal paese di Cutigliano. Da Pistoia si segue la S.R. 66, e quindi la S.S. 12. Oppure si può comodamente raggiungere con gli autobus di linea del COPIT.

Note: Itinerario facile privo di difficoltà, bello e gratificante, che attraversa verdi vallate, borghi e paesi dell’Appennino Pistoiese.
Fonti: Non ci sono problemi per l'acqua. 
Sentieri: Solo un piccolo tratto è segnato con i segni gialli e le tabelle del Cammino di S. Bartolomeo. Anche se è un itinerario facile è bene percorrerlo con le tracce gps, o con la guida della Romea Strata.    


Itinerario: Dalla piazza di Cutigliano percorrendo via Roma oltrepassiamo il Palazzo dei Capitani, sede del comune, adornato di stemmi, e con via Pacioni giungiamo alla Chiesa di S. Bartolomeo punto di partenza anche del Cammino di S. Bartolomeo, con il quale proseguiamo di fianco alla chiesa in via Pacioni e tenendo la destra arriviamo a prendere ancora a destra su sterrato in discesa. Alla fine del bosco costeggiamo una bella abitazione in pietra, per poi attraversare un ponticello in ferro, alla fine del quale prendiamo a sinistra in salita. Ritroviamo il pari oltrepassando un'abitazione in loc. Podilago arrivando ad un piccolo spiazzo, dove abbandoniamo i segni gialli del Cammino di S. Bartolomeo che continuano verso il borgo di Pratale. Noi prendiamo a sinistra in ripida salita. A q. 583 WP1 continuiamo ancora a sinistra e sempre in salita attraversiamo un prato per poi arrivare in via La Cella, una strada asfaltata con la quale attraversiamo l'omonimo borgo, per arrivare a Lizzano, il paese dei murales, dove a q. 671 WP2 e a q. 683 WP3 troviamo due fonti. Con la prov. Lizzanese oltrepassiamo la chiesa per poi tornare su sterrato a destra con un largo sentiero. Con una bella vista sulla vallata costeggiamo un'abitazione con un bell’alveare dove moltissime api ci svolazzano intorno. Oltrepassata una bella costruzione, purtroppo abbandonata, arriviamo ad un piccolo quadrivio, noi continuiamo a sinistra e subito dopo, al culmine della salita a destra a q. 733 WP4 con la via di Ripi, incrociando il cammino della Romea Nonantolana, con cui torniamo su asfalto ritrovando la prov. Lizzanese che seguiamo a destra in discesa. Oltrepassato il ponte sulla Verdiana, continuiamo in lieve e costante salita, oltrepassiamo una sorgente a q. 570 WP5, quindi costeggiamo dall’alto la Grotta di Macereti e poco oltre godiamo di una bella vista sul paese di Mammiano e sul bello e ardito ponte sospeso. Poco dopo avere iniziato la discesa arriviamo a S. Marcello, uno dei più grandi centri abitati della Montagna Pistoiese dove a q. 615 WP6 troviamo una fonte. Dopo una sosta ripartiamo percorrendo la S.R. 66 per circa un chilometro per poi prendere a sinistra a q. 640 WP7 la pista ciclo pedonale che segue il percorso della FAP, la vecchia ferrovia della montagna, dove troviamo una fonte. Oltrepassiamo la piccola stazione per poi continuare con lo sterrato da cui si ha una bella visuale sulla Dynamo Camp che in lieve salita attraversa una verde vallata, per poi arrivare di fronte alla stazione di Gavinana dove nel parco pubblico troviamo un’altra fonte. Evitiamo di salire al paese, quindi seguiamo a destra su asfalto a q. 768 WP8 per poi prendere ancora a destra a q. 814 WP9 lo sterrato con il quale arriviamo alla stazione dell’Oppio, oggi adibita a civile abitazione, ma che conserva ancora il fascino dell’epoca della ferrovia. Continuiamo a dritto in discesa e poco dopo aver oltrepassato una ex casa cantoniera, completamente trasformata negativamente in abitazione, in quanto solo la forma ricorda i fasti di un tempo, arriviamo al paese di Maresca, che come gli altri paesi è completamente immerso nel verde, una delle tante ricchezze dell’Appennino Pistoiese. Attraversiamo il parcheggio costeggiando la stazione, oggi sede di una banca, oltrepassiamo una fonte a q. 776 WP10 per poi seguire su asfalto che ben presto diventa sterrato. Superiamo di lato una zona industriale, quindi in lieve discesa arriviamo a Campo Tizzoro, dove ci accoglie una grande Ogiva (uno degli ingressi ai rifugi antiaerei della SMI), dove è immancabile una visita al museo e rifugi. Facendo attenzione continuiamo a sinistra sulla S.R. 66 per alcune centinaia di metri ed alla fine del Villaggio Orlando attraversiamo un ponte superato il quale prendiamo a sinistra su sterrato. Seguiamo il corso del torrente con il bel Sentiero delle Ferriere, per arrivare ad un parco pubblico dove sono stati ricostruiti, a scopo didattico, un maglio e due ruote idrauliche, che fanno bella mostra di sé, per non dimenticare la propria storia, giungendo subito dopo alla chiesa di Pontepetri.