Riflessioni su una stagione al rifugio
I NEVER WALK ALONE
Riflessioni su una stagione al rifugio
I NEVER WALK ALONE
SEGNAVIE, è un
progetto di sviluppo della sentieristica ideato con l’obiettivo di promuovere
il turismo attraverso itinerari di vallata, collegati con i sentieri CAI – Club Alpino Italiano di Alta Montagna
e a quelli del CAI Pescia, in
grado di offrire ai turisti tutta la bellezza degli scenari naturali della Montagna Pistoiese insieme alla
possibilità di ammirare le opere di street
e land art diffuse lungo i percorsi.
Le attività di realizzazione e manutenzione della rete di Sentieristica di Vallata, che si snoda lungo la dorsale segnata dai
Landmark (le grandi lettere rosse che
compongo la parola SEGNAVIE), sono state svolte dal personale dell’Unione dei Comuni della Montagna Pistoiese
su progetto di Avamp redatto
dall’ Arch. Pratesi, con la collaborazione per situazioni specifiche di alcune
aziende agricole del territorio. Il gruppo di manutenzione dei sentieri
costituito in seno alla Croce Rossa
Italiana di S. Marcello Pistoiese, costituisce un elemento determinante anche in ottica futura come anche il lavoro delle Pro Loco,
oltre al contributo di numerosi volontari del territorio. Il progetto SEGNAVIE è condotto dal Social Valley, con il contributo della Fondazione Caript e Comune di S.
Marcello Piteglio, in collaborazione
con il CAI Maresca Montagna Pistoiese e
Giorgio Tesi Editrice.
IL TERRITORIO
Il
progetto SEGNAVIE interessa cinque
aree con valenze di carattere storico-ambientale-culturale: Foresta del Teso, Alta Valle del Torrente
Pescia di Pescia, riserva affiliata
WWF “Oasi Dynamo”, Macchia Antonini,
e area rurale Piteglio-Popiglio.
RETE SENTIERISTICA DI VALLATA
La
rete sentieristica è composta da una serie di percorsi che si snodano tra
valenze di carattere storico, ambientale e culturale. Collegati alla dorsale -
circa 35 km di sviluppo – attraverso i caratteristici Landmark SEGNAVIE, che
connettono una settantina di chilometri in totale di sentieri di valle alla
portata di tutti. Itinerari che conducono nei boschi circostanti i borghi e i
paesi di questo ricco territorio e che mettono in connessione la sentieristica CAI Alta Montagna con quella CAI Pesciatina.
ANELLO DEI CRINALI
Escursione ad anello nell’alto Appennino Fiorentino. Itinerario suggestivo ed impegnativo, che percorre aspri crinali, per poi scendere al rifugio I Diacci attraversando pascoli e faggete. In un ambiente naturale incontaminato all’interno del complesso Demaniale Giogo – Casaglia.
Data: 17 Ottobre 2021
Partenza: Dall’amena località di Piedimonte, nelle
vicinanze di Palazzolo sul Senio. Che si raggiunge con l‘autostrada A11, quindi
la A1, con uscita a Barberino del Mugello. Si percorre inoltre la S.p.131, la
S.s.65, la S.p.129, la S.p.551, la S.r.302, la S.p.477.
Note: L’itinerario si presenta
abbastanza impegnativo, sotto l’aspetto fisico. Si percorrono crinali boscosi a
tratti in ripida salita, alternati a balzi di roccia sia in salita, ma
soprattutto in ripida discesa. In un contesto naturale incontaminato.
Fonti: Si trova solo una fonte all’inizio, a Piedimonte. Chiedendo alla
proprietà. Quindi è opportuno partire provvisti di acqua.
Sentieri: CAI 607, CAI 701, CAI
739. E altri sentieri non segnati. Come sempre si consiglia di camminare con le
tracce gps e la cartina della zona che intendiamo percorrere.
Itinerario: Approfitto dell’approssimarsi della fine
della stagione al rifugio di Portafranca, che anche quest’anno mi ha visto
molto presente, per compiere un’escursione con gli amici del CAI di Pistoia.
L’itinerario si snoda nell’alto appennino fiorentino, in odore di Romagna, un
territorio che conosco molto poco, ma che per gli aspetti naturali
incontaminati che presenta mi incuriosisce e affascina molto.
L’alzataccia e il lungo viaggio di trasferimento non toglie il buonumore,
quindi in totale rilassamento e allegria raggiungiamo la località di partenza
dell’escursione. Piedimonte, amena località posta alla fine di una piccola e
verde vallata, vicino a Palazzolo sul Senio, ultimo lembo di Toscana.
Dopo aver fatto rifornimento d’acqua WP1 partiamo dalla bella chiesetta in una
fresca ma bella mattinata, imboccando il CAI 607, che sale sul crinale di
Galestro tra boschi, radure e tratti totalmente spogli. Dai quali lo sguardo
può spaziare sulla valle di Campanara, sul passo della Sambuca, sui monti
Carzolano e Castellaccio e bearsi della bellezza che ci circonda. Circa a metà
della salita si notano in basso a sinistra i ruderi di Ciriegiolo, un antico
insediamento della zona. Viene naturale una considerazione, e cioè di quanto
doveva essere dura la vita in tempi neanche troppo lontani, e di quanto siamo
fortunati adesso, in cui diamo tutto per scontato. Con il tipico “elastico” che
avviene quando il gruppo è numeroso avanziamo in ripida salita, con alcuni
tratti da percorrere tra grandi massi e con un divertente passaggio che si
avvale di una scaletta per superare un alto scoglio. Percorsa una faggeta e
successivamente un’abetaia, in discesa arriviamo ad una larga strada forestale
di crinale, contrassegnata come CAI 701. Seguiamo a sinistra verso il passo
della Sambuca in leggera e facile salita, e raggiunta un’ampia conca prativa
superiamo per poi richiudere un cancello, il quale delimita un pascolo.
Proseguiamo a destra con il CAI 739 ancora in leggera salita, alla fine della
quale costeggiamo un laghetto e i ruderi dell’Altello, per poi in facile
discesa arrivare in breve al bel rifugio dei Diacci, dove effettueremo la sosta
pranzo. Il rifugio è composto da più edifici, e vista la vicinanza ad un
parcheggio è frequentato da un bel numero di persone (non oso immaginare cosa
ci può essere nei mesi estivi). Ripartiamo in salita con la strada sterrata che
proviene dal vicino parcheggio. Lo superiamo a sinistra ripercorrendo un breve
tratto del CAI 701, fino all’imbocco a destra del sentiero non segnato, in
corrispondenza di una grossa pietra, che ci riporterà al punto di partenza. Si scende
nel bosco lungo il crinale parallelo a quello percorso in mattinata, a tratti
molto ripido, nei quali è necessario prestare molta attenzione. Oltrepassiamo
il piccolo rifugio non gestito di Riaccio, per poi allentare la tensione
percorrendo la larga e comoda sterrata, con la quale attraversiamo il fondovalle
e i prati che circondano la chiesetta di Piedimonte.
Ultreya
I never walk alone
POPIGLIO - PRATO BELLINCIONI
PIAN di
NOVELLO
Da Popiglio con la strada dei cacciatori, per poi
percorrere la sterrata del Vallone, e la forestale di Pian di Rasoi. Arrivando
al Prato Bellincioni con il CAI 100 di crinale. E arrivare alla fine
dell’escursione con quella che d’inverno diventa la pista da sci di fondo di Pian
degli Ontani e di Pian di Novello.
Data: 29 Settembre 2021
Partenza: Dal paese di Popiglio, che si raggiunge
con la S.R. 66 e successivamente con la S.S. 12. E' servito dai mezzi pubblici del
COPIT, che anche questa volta ho usato per raggiungere il paese di partenza.
Note: Il percorso nel primo
tratto non presenta difficoltà che invece troviamo percorrerndo il CAI 100.
Avendolo trovato all’inizio con segni vecchi (dopo cambia in meglio) e ostruito
da tantissimi rami spezzati, per cui il progredire è risultato difficoltoso. Ritengo
utile e necessario avere buon colpo d’occhio, e la traccia GPS.
Fonti: Si trovano due fonti all’inizio e quattro alla fine.
Sentieri: Strade forestali, CAI 100 – Sentiero
MPT, CFS 6.
Itinerario: Parto dalla piazza antistante alla bella chiesa di Popiglio, alla quale dedico una visita, che merita ampiamente. Riempio le borracce WP1 a q. 522 e dalla parte opposta della piazza seguo in ripida salita via del Convento, quindi a sinistra in pari via dell'Arco Lungo. Con via delle Monache oltrepasso l'arco sotto al quale “veglia” una Madonnina, percorro via C. di Proceppolo, con la quale arrivo alla fine della strada lastricata. Continuo a sinistra in salita sempre su lastricato percorrendo il sentiero del “pastore” (L'antica strada che collegava la fortezza con Popiglio) arrivando ad una strada asfaltata, proseguo a dritto sempre in salita con via Piastra giungendo in una piazzetta nella parte alta del paese. Seguo a sinistra via Ferrari, poche decine di metri e continuo su sterrato a destra in salita con la strada dei cacciatori a q.632 WP2. All’inizio in ripida salita, poi più dolce, arrivo ad uno spiazzo in corrispondenza di una strada asfaltata, che lascio subito per continuare a sinistra su larga sterrata. La strada con ampi tornanti segue la verde vallata e costeggia alcune abitazioni WP3 a q 841, per concludersi a casa Vallone, dove incontro Mario, il padrone di casa e della tenuta, il quale mi da molte dritte sul percorso che voglio fare. Proseguo oltre la sbarra con la larga forestale, e mentre penso alle informazioni avute, non mi accorgo del bivio con il CAI 100. Poco male, lo intercetterò più su con il sentiero MPT che seguirò a sinistra poco più avanti a q. 1102 WP4. Piano piano guadagno quota, fino a raggiungere il crinale, che seguo con qualche difficoltà dovuta ai tanti rami e alberi caduti che ostruiscono il sentiero ed ai segni bianco rossi sbiaditi, vecchi, ma per fortuna, ho il gps che mi aiuta. Dopo un pò, continuo sul lato opposto del crinale, sul lato ovest costeggiando i ruderi di una piccola costruzione, forse usata come rifugio dai carbonai di una volta. Continuo con vari saliscendi godendo di panorami stupendi a q.1272 WP5 e a q. 1307 WP6, su cui spicca l’inconfondibile sagoma del Balzo Nero. Adesso più di prima bisogna prestare molta attenzione e tra segni poco visibili o inesistenti e rami caduti, sbaglio seguendo un evidente sentiero, per fortuna mi accorgo presto dell’errore. Tornato a q.1336 WP7 seguo a destra e subito a sinistra in salita a q. 1324 WP8 e, tornando fuori dal bosco, arrivo al bivio per Fonte Fredda, che ignoro. Aggiro il m. Caligi e m. Piramide dove i segni CAI sono molto freschi ed evidenti, ma in compenso sono aumentate le difficoltà nel progredire a causa dei moltissimi rami caduti. Per fortuna alla fine di una discesa arrivo in località Prato Bellincioni a q. 1428, dove posso allentare la pressione e mi posso riposare consumando il pranzo ad uno dei tavoli. Prato Bellincioni è una grande radura, un enorme prato dove spiccano alcuni alberi secolari e, a giudicare dai molti tavoli e dalle varie attrezzature per picnic, deve essere molto frequentato, per fortuna oggi c’erano pochissime persone, 6 in tutto! Il sentiero CFS 6 non mette pressione come quello percorso in precedenza, per cui scendo in tranquillità, arrivando poco dopo a percorrere la pista di fondo di Pian degli Ontani e Pian di Novello che si sviluppa in poche e dolci salite e lunghe e blande discese, che ho percorso durante la bella escursione Popiglio – Abetone. Faccio scorta d’acqua a q. 1180 in località Lagacciolo WP9, una bella struttura della forestale, ubicata nella Riserva Biogenetica di Pian degli Ontani. Poco dopo arrivo all’orto di Giovannino a q.1241 WP10, dove oltre alla fonte, alcuni artisti hanno lasciato opere scultoree da loro create. Molto bello e interessante. Ritrovando l’asfalto oltrepasso altre due fonti, a q. 1161 WP11, e a q. 1157 WP12, prima di arrivare al piazzale di Pian di Novello.
L’escursione è risultata molto impegnativa a causa delle
difficoltà incontrate, nonostante fosse da tempo che desideravo farla, molte
volte mi sono domandato chi me lo aveva fatto fare! E’ anche vero che se non
l’avessi fatta mi sarebbe rimasto il rammarico di non averla percorsa, quindi
va bene così.
Ultreya
I never walk alone
POPIGLIO - ABETONE
Da Popiglio ad Abetone. Con le due torri di sentinella, per poi percorrere le strade forestali di Pian di Rasoi, La Piastra – Fonte Fredda, l’anello forestale di Pian degli Ontani e di Pian di Novello e i viali di Regina Elena e Regina Margherita.
Data: 6 Settembre 2021
Partenza: Dal paese di Popiglio, che si raggiunge
con la S.R. 66 e successivamente con la S.S. 12. E' servito dai mezzi pubblici
del COPIT, che anche questa volta ho usato per raggiungere il paese di
partenza.
Note: Non ci sono
particolari difficoltà, ma per i tanti chilometri è adatto a persone allenate. Si
percorrono comode strade sterrate e strade forestali. Ritengo sempre
consigliabile percorrere i sentieri con le tracce GPS.
Fonti: Fare rifornimento in paese, non si trovano più fonti per un lungo tratto. Dopo
se ne trovano cinque in pochi chilometri!
Sentieri: Cammino di S. Bartolomeo, Strade forestali, CFS 14.
Itinerario: Parto dalla piazza antistante la bella
chiesa di Popiglio, alla quale dedico una visita, che merita ampiamente,
purtroppo il museo d’arte sacra è ancora chiuso. Riempio le borracce WP1 a q. 523 e dalla parte opposta della piazza seguo in ripida salita via del Convento, quindi a sinistra in pari via
dell'Arco Lungo. Successivamente con via delle Monache oltrepasso l'arco sotto al quale “veglia” una Madonnina, percorro
via C. di Proceppolo, con cui arrivo alla fine della strada lastricata.
Continuo a sinistra in salita sempre su lastricato percorrendo il sentiero del
“pastore” (L'antica strada che collegava la fortezza con Popiglio), arrivando
ad una strada asfaltata, proseguo a dritto sempre in salita con via Piastra giungendo in una piazzetta nella parte alta del paese dalla quale continuo a
sinistra in via Ritondolo e con ampi gradoni arrivo alla fine del paese, dove
c’è la possibilità di prendere acqua WP2 a q. 630. Oltrepassato
l’arco proseguo a dritto su sterrato e percorse alcune centinaia di metri
continuo ancora a sinistra in salita nel bosco a q. 661 WP3. Seguendo la traccia gps e i segni
gialli del cammino di S. Bartolomeo, da me percorso in passato, quando muoveva
i primi passi, raggiungo un pianoro su cui spicca la prima torre e
successivamente salgo alla seconda torre. Sotto gli alti faggi inizia un bel
sentiero che superata una catena arriva ad uno spiazzo e successivamente, sulla
strada asfaltata che lascio subito per continuare a
sinistra, su larga sterrata. La strada segue con ampi tornanti la verde vallata
e costeggia alcune abitazioni, dove in località Lapideto troviamo una fonte WP4 a q.804 (non se ne trovano altre
se non alla fine) per concludersi a casa Vallone. Proseguo oltre la sbarra con
la larga e comoda forestale, con la quale continuo in località Pian di Rasoi a
q. 1086, ignorando i sentieri laterali. Alcuni speroni rocciosi interrompono il
bosco per un breve tratto. Una corta e ripida salita per poi continuare in una
lunga discesa nel comprensorio La Piastra – Fonte Fredda, fino ad arrivare ad
una sbarra. Proseguo a sinistra in salita nell’anello forestale di Pian degli
Ontani e di Pian di Novello, alla cui fine torno a percorrere una strada
forestale in una lunga e dolce discesa. Faccio scorta d’acqua a q. 1206 in
località Lagacciolo WP5, una bella
struttura della forestale, ubicata nella Riserva Biogenetica di Pian degli Ontani. Poco dopo arrivo all’orto di Giovannino a q.1227 WP6, dove oltre alla fonte, alcuni
artisti hanno lasciato opere scultoree da loro create. Molto bello e
interessante. Ritrovando l’asfalto oltrepasso altre due fonti, a q. 1184 WP7, e a q. 1181 WP8, prima di arrivare al piazzale di
Pian di Novello. Volendo potremmo interrompere qui l’escursione, il paese è
servito dai mezzi pubblici del COPIT, oltre ad offrire altri servizi. Io
continuo costeggiando dall’alto il campeggio percorrendo la S.p. 20, per
fortuna poco transitata, oltrepasso una zona picnic WP9 a q. 1255 e la strada laterale per l’Orto Botanico, per poi arrivare
al Lago Bacciolo, con fonte e zona picnic WP10 a q.1300. Proseguo con il CFS 14-Regina Elena, prima in
salita e quindi in discesa, alla cui fine seguo a sinistra con il percorso
dell’Amicizia-Regina Margherita in corrispondenza della caserma dei CC
Forestali. La strada forestale prosegue in leggera salita, ed è punteggiata da
varie installazioni artistiche. Attraversando
un magnifico bosco di abeti, in breve arrivo alla fine del percorso, in piazza
all’Abetone.
Ultreya
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ABETONE-LAGO NERO-TRE POTENZE
M. GOMITO-ABETONE
Escursione ad anello nell’alto appennino pistoiese – modenese. Con salita
all’Alpe Tre Potenze passando dal Lago Nero, e traversata al m. Gomito salendo
i Balzi della Fariola. Percorrendo quest’ultimo tratto con il CAI 00,
consigliato ad escursionisti esperti.
Data: 22 Settembre 2021
Partenza: Dal paese di Abetone, che si raggiunge
con la S.R. 66 e successivamente con la S.S. 12. E' servito dai mezzi pubblici
del COPIT, che anche questa volta ho usato per raggiungere il paese di
partenza.
Note: Il percorso fino al
Lago Nero non presenta nessuna difficoltà. La salita all’Alpe Tre Potenze, e la
salita al monte Gomito richiedono buoni polmoni, nervi saldi e assoluta
mancanza di vertigini. Quest’ultimo pezzo di sentiero è classificato EE, per
escursionisti esperti. Anche se facili si devono superare arrampicando tre
sbalzi di roccia. Nel primo tratto del percorso si costeggiano alcune
installazioni artistiche.
Fonti: Si trova un solo punto dove fare rifornimento di acqua, poco prima del
Lago Nero, all’intersezione tra il CAI 102 e il CAI 104. Ci sono stati anni in
cui d’estate la sorgente non buttava. Quindi è bene partire con abbondante
scorta.
Sentieri: CAI 80, CAI 102, CAI 104, CAI 100, CAI 00.
Itinerario: Escursione molto bella e gratificante, con il bosco e la montagna che stanno assumendo i caldi colori autunnali, in una bellissima giornata settembrina. In una parte di appennino rimasto ancora integro.
Parto dalla piazza dell’Abetone a q.1380 e dopo essere salito alla piazzetta del Comune, seguo a sinistra inoltrandomi nel bosco con la forestale viale Regina Elena, dove diversi artisti hanno installato alcune opere. Prima in falsopiano e poi in discesa arrivo a prendere a destra il viale Regina Elena - CAI 80 su asfalto in corrispondenza della caserma dei CC Forestali. Superata una sbarra continuo con la larga forestale in leggera salita. Al bivio continuo a dritto evitando la discesa al lago Bacciolo, attraverso una pista da sci e a metà di una corta salita in mezzo al bosco, continuo con il CAI 102 che proviene dalle Regine, arrivando ad un bivio con una panchina in pietra. Seguo a sinistra in falsopiano con il CAI 102 e poco dopo supero il Balzo di Peppone, una parete rocciosa adibita a palestra di roccia. Continuo sempre dritto evitando tutte le deviazioni mentre il sentiero si allarga e diventa a tratti sconnesso, arrivo in corrispondenza di un ponticino con un corso d’acqua alla destra e una ripida e sconnessa salita di fronte. Poco dopo la fine della dura salita arrivo ad incrociare il CAI 104 che proviene da sinistra, dal parcheggio del Sestaione. Riempio la borraccia alla sorgente WP1 a q. 1601, è l’unica, non se ne trovano altre su tutto il percorso. Proseguo con il CAI 104, che evito di seguire quando continua a destra in salita costeggiando un corso d’acqua, e continuo seguendo il largo sentiero non segnato. Con il quale con un giro un pochino più lungo, ma più comodo, ritrovo i segni bianco rossi e una bella veduta sulle Tre Potenze. Una corta ma dura salita in mezzo al bosco di faggi, alla fine della quale arrivo ad un bel pianoro, e seguendo a destra in pochi minuti giungo al Lago Nero, a q. 1730. Bellissimo, particolarmente in questa stagione, dove prevale il colore rosso ruggine che le piante di mirtillo stanno assumendo preparandosi all’inverno. Sono solo in mezzo a tanta bellezza, seduto ad un tavolo davanti al rifugio e a questo grande anfiteatro che da Campolino arriva al m. Gomito. Riparto tornando indietro e seguendo il CAI 100 arrivo a q. 1751, Foce dei Mori, dove prendo seccamente a destra e seguendo il filo di crinale arrivo ai 1940 m. dell’Alpe Tre Potenze. 360° di bellezza, il Lago Nero, il Lago Piatto, l’imponente struttura dell’ing. Lapo Farinati, il passo di Annibale, Foce a Giovo e la grandiosa strada Ducale, Il m. Giovo e il Rondinaio, e più lontano le Apuane. Che meraviglia! La discesa mi porta ai 1786 m. del passo della Vecchia, evito di prendere il CAI 519, che segue il crinale e continuo con il CAI 00 che aggira il versante est dei Denti della Vecchia, dove alcuni passaggi richiedono la massima attenzione. Ai 1770 m. del passo della Fariola devo nuovamente decidere tra il sentiero basso che taglia il costone della montagna, o quello che seguendo il crinale supera i balzi della Fariola e arriva in cima al m. Gomito. Ed è classificato EE, per escursionisti esperti. Il desiderio di arrivare alla Croce del m. Gomito, mi fa decidere per quest’ultimo. Quindi, via, uno dietro l’altro supero i balzi di roccia, di 1° e 2° grado, per poi arrivare in cima al m. Gomito a q.1892 dove svetta il grande impianto sciistico. In breve arrivo ai 1889 m. dove si innalza la grossa Croce, dove alcuni anni fa sono passato d’inverno, con le ciaspole. Torno indietro per poi scendere al rifugio della Selletta a q.1713 ritrovando il CAI 00 che segue lo stradello di raccordo e che d’inverno diventa una pista da sci. Mi siedo ad uno dei tavoli esterni, il sole è ancora alto e caldo, il cielo è di un azzurro intenso, quasi mi dispiace tornare giù. Con calma scendo seguendo la pista da sci della Selletta, con la quale torno al punto di partenza.
ULTREYA
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Rifugio PORTAFRANCA
Continuiamo a farci del male! Un itinerario che unisce Pracchia a q. 610 a Maresca a q. 790, passando dal rifugio di Portafranca a q. 1580. Salita, salita e ancora salita. Soprattutto nel primo tratto è tanta, ripida, faticosa, e fa male.
Data: 1 Settembre 2021
Partenza: Dal paese di Pracchia,
che si raggiunge con la S.r. 66 e successivamente con la S.p. 632. E' servito dai
mezzi pubblici del COPIT, e dalla linea ferroviaria Porrettana, con cui ho
raggiunto il paese di partenza.
Note: Per i chilometri e per
i notevoli dislivelli, è adatto a persone allenate. I segni bianco rossi del
CAI sul sentiero 143 essendo vecchi, sono poco visibili. Inoltre, avendo
sbagliato sentiero ho dovuto oltrepassare tanti alberi caduti, con non poche difficoltà e percorrere tratti di sentiero con poca protezione, esposti. Sconsigliato a
chi ha scarso senso d’orientamento, vertigini e a chi è sprovvisto di traccia
GPS.
Fonti: Nel primo tratto, attraversando paesi e borghi abitati, si trovano molte
prese d’acqua, poi più niente fino a Portafranca. Essendo la salita lunga e
faticosa, consiglio di portarsi una buona scorta d’acqua.
Sentieri: CAI 143, CAI 101, CAI 5, CAI 35, CAI 20, CAI 3, CAI 1-3.
Itinerario: Da Pracchia al rifugio di Portafranca, il mio gps segnava poco più di 14
km. Ero consapevole che in mezzo ai 610 m. di partenza e ai 1580 m. di arrivo ci
fosse tanta salita. Ma, pronti via e rimani senza fiato, per due terzi della
salita il percorso sale ripidamente e non molla mai. A peggiorare le cose ci si
mettono anche le mosche, una infinità, e non danno tregua. Se e quando ti
fermi a riprendere fiato, vieni assalito, quindi riparti, non ci sono
alternative!
Parto dalla stazione di Pracchia e percorrendo la strada principale attraverso il paese, dove faccio rifornimento di acqua WP1 incontrando pochissime persone. Poche decine di metri oltre il confine regionale, quindi dalla Toscana all’ Emilia Romagna, in corrispondenza di una casa in stato di abbandono, comincia il sentiero. In breve, in ripida salita arrivo a Casa Sabocchi a q. 676, dove si può approvvigionarsi d’acqua WP2, un piccolo e grazioso borgo che attraverso fino a trovare la strada asfaltata che lascio poche decine di metri più in là, in corrispondenza di una curva a sinistra, oltre la quale c’è una fonte. Seguo sulla destra uno stretto sentiero in salita, alla fine del quale trovo la prima (delle tante) difficoltà: dopo aver guardato il gps per capire per dove proseguire (ho lasciato un ometto di sassi), un albero caduto mi sbarra il percorso. Con fatica aggiro l’ostacolo e proseguo in mezzo ad un bosco di castagni arrivando in piazza della Chiesa del grazioso e ridente paese di Vizzero. Costeggio la Chiesa e poco dopo mi fermo a riempire la borraccia alla fonte con un bel bozzo di acqua limpidissima WP3 a q. 799, continuo a destra, ovviamente in salita e seguo a sinistra in corrispondenza di un’altra fonte a q. 804 WP4. L’ultima, fino al rifugio di Portafranca non troveremo più acqua. In località Casa Mengaia, una bella costruzione immersa nel verde, ritrovo la sterrato, e oltrepassata una catena la ripida salita. Non sempre seguo il sentiero, a volte me lo invento, ritrovandolo più in là. A q. 1357 WP5, poco sotto la cima del monte Cocomero ho un dubbio, la traccia sul gps segue a dritto sulla parte ripida del pendio, dove non trovo traccia di segni bianco rossi, che invece vedo sbiadito sulla destra. Nonostante sul gps non sia riportata nessuna traccia a destra, decido di seguire quello che sembra un vero sentiero, convinto che aggirerà la cima, ritrovando la traccia poco dopo. E così sarà, con difficoltà a causa degli alberi caduti torno sulla traccia del CAI 143. Stesso problema poco dopo a q. 1415, la traccia va su dritta in ripida salita verso il passo del Termine, ma, nessun segno, nemmeno una piccola traccia di sentiero per terra che invece noto a sinistra e più marcata a destra, seguo quest’ultima, incoraggiato anche da un debole segno bianco rosso oltre alcuni alberi caduti sul sentiero. Confortato dal gps continuo con questo sentiero, nonostante le tantissime difficoltà derivate dai molti alberi caduti e, anche se per me non sono un problema, tratti di sentiero esposti. Evidentemente questo è un sentiero poco frequentato, per cui nessuno si è preso l’onere di renderlo fruibile. Finalmente torno sulla traccia giusta, proprio in un bel punto panoramico, e di buona lena, vista anche l’ora, arrivo al Rombiciaio a q. 1396, crocevia di sentieri. Lascio il CAI 143 che tanto mi ha fatto penare e seguo a sinistra con il CAI 101, il quale sempre in salita confluisce sul CAI 5 proveniente dall’Orsigna. Incoraggiato dai tempi più bassi rispetto alle tabelle nel percorrere questi ultimi pezzi di sentieri, ma soprattutto dalla vicinanza del rifugio mi sembra di volare. Oltrepasso posti a me molto familiari e con una piccola discesa arrivo davanti alle grigie pietre del rifugio di Portafranca, a q. 1580 WP6, uno dei posti del cuore, “mia casa”. Stanco e provato dalla dura e lunga salita mi siedo ad un tavolo, sono le tredici, guardando i dati del gps ripercorro mentalmente il percorso appena fatto. Tanta “roba”, tanta salita, tosta, a tratti dura. Penso che questo per oggi basterebbe, invece devo scendere a Maresca per riprendere il bus per tornare a casa. Finito il pranzo mi sdraio su una panca, mentre le ultime persone se ne vanno, adesso sono solo, silenzio assoluto, solo il rumore del vento tra le foglie degli alberi. Riposato e rinfrancato nello spirito riparto, supero a q. 1635 il passo della Nevaia, e lasciandomi alle spalle il familiare profilo dei monti che dal Gennaio arriva al Corno alle Scale e al Cupolino arrivo a prendere il CAI 20 in corrispondenza della fonte del Cacciatore a q. 1564 WP7. Mi fermo ad ammirare l’ennesimo panorama della piana pistoiese dalla terrazza del rifugio del Montanaro a q. 1567, ancora in piena fase di ristrutturazione, (non mi meraviglio conoscendo l’impresa che esegue i lavori). Allegramente e stancamente, ma con passo sicuro continuo a scendere, supero a destra il passo del Rombiciaio a q. 1362, la fonte a q. 1193 WP8 e la sbarra, oltre la quale continuo su asfalto. Noto con rammarico che in corrispondenza della sbarra non c’è più il cartellone che indicava il percorso Azzurro Pracchia Abetone, da me percorso alcuni anni fa. Costeggio dal basso il rifugio della Casetta dei Pulledrari, ormai chiuso da tanto tempo, lambisco il campeggio fino a ritrovare il sentiero. Con il quale supero il Capannone, un quasi rudere turistico, caduto in disuso da tanti anni, come tutto il comprensorio. Oltrepasso il vecchio vivaio della forestale, oggi tornato in vita grazie ad una cooperativa che produce piccoli frutti di bosco. Prima di arrivare al paese di Maresca supero due belle fonti, dalle quali sgorga fresca e abbondante acqua, che contribuisce ad alimentare tre bei laghetti dove un tempo vi era un allevamento di trote. Prima di ripartire mi concedo un regalo, penso di meritarlo, un bel gelato, buonissimo. Ultreya.
CUTIGLIANO – L. SCAFFAIOLO
Della serie facciamoci del male. Classico itinerario, che dai 678 m. di Cutigliano, conduce ai 1797 m. del lago Scaffaiolo, per poi concludersi ai 1500 m. della Doganaccia. Passando dai 1826 m. della cima del monte Spigolino.
Data: 26 Agosto 2021
Partenza: Dal paese di Cutigliano che si raggiunge con la S.R. 66 e successivamente con la S.S.12. E' servito dai mezzi pubblici del COPIT, linea 54, con cui ho raggiunto il paese di partenza.
Note: Non ci sono particolari difficoltà, ma per il notevole dislivello in salita, è adatto a persone allenate. Non si trovano prese d’acqua lungo il percorso, per cui è necessario partire già provvisti. Molto utile un cappello per ripararsi dal sole.
Fonti: Cutigliano, Lago Scaffaiolo (ma a volte fanno
storie)
Sentieri: CAI 6, CAI 6A, CAI 00, CAI 66.
Itinerario: Ebbene sì, è stato un ripiego. Ero partito con in testa un altro itinerario, ma per un errore di valutazione, mi sono reso conto che non stavo dentro ai tempi prestabiliti, (i mezzi pubblici non aspettano!). Avevo considerato di impiegare un tempo minore per percorrere il primo tratto. Pazienza, sarà per una prossima volta. Un’alternativa, ma comunque piacevole, bella, in un territorio che amo, e che non mi stanco mai di percorrere. Anche se è sempre più presa d’assalto da moltissime persone, molte delle quali cafone e maleducate, che di montagna e di come ci si comporta ne sa poco o nulla.
Parto dal centro del paese, dopo aver riempito
le borracce alla grande fontana, (prima di lasciare il paese se ne trovano
altre tre) percorro via Roma, una delle strette stradine di Cutigliano, con la
quale raggiungo il palazzo comunale, con i moltissimi stemmi. Al lato del
palazzo, un tempo sede dei capitani della montagna, comincia l’itinerario che
coincide con la “Romea Strata”, uno dei vari cammini che passa da Pistoia. Con via Giacomelli e via Canneto esco dal paese
in ripida salita, arrivando a Pra’ di Chiavello. Dopo un tratto di sterrato e
uno di asfalto giungo al Pianone, mentre sopra la mia testa passa la cabina
della funivia. Seguo a sinistra i segni bianco rossi del CAI 6, rinfrescati di
recente, e in breve arrivo alla Collacchia, dove sulla destra parte una
deviazione per la vetta del monte Cuccola a q. 1040 alla quale arrivo in una
decina di minuti, e da cui godo di un bel panorama a 360° oltre che sul paese
appena lasciato. Torno indietro, oltrepasso una sbarra, poco dopo costeggio una
malga e proseguendo sulla bella carrareccia arrivo a prendere a destra ad un
bivio, dove qualche anno fa sono passato con il percorso Azzurro Pracchia Abetone. Percorse poche decine di metri seguo a sinistra in salita, costeggio i
resti del Tesone, ruderi di un vecchio podere, e in costante salita arrivo al
bivio dove il CAI 6 si divide. Continuo a sinistra in pari con il CAI 6A, che
coincide con il sentiero dei funghi, oltrepasso il ponte degli gnomi, dopo il
quale il sentiero torna a salire fino ad arrivare ad una area picnic in
località Le Piagge a q. 1424, dove faccio una breve sosta. Attraverso la strada
asfaltata e fatti pochi metri mi rendo conto del mio errore di valutazione,
troppo tardi per percorrere il sentiero che avevo in mente. Decido che la mia
meta sarà il lago Scaffaiolo, per cui ancora avanti in costante salita per un
bel bosco di alto fusto di faggio. Quindi attraversando prati sommitali dove le
piante di mirtillo stanno assumendo il bel colore ruggine, e la vista spazia su
tutto il crinale, fino al Libro Aperto e il Cimone, arrivo al passo della Croce Arcana a q. 1669. Seguo il sentiero di crinale 00 e, raggiunta la base del
monte Spigolino, decido che non sono ancora sazio di salite. Quindi animo, si
sale ai 1826 m. della sua cima, 360° di bellezza, il senso di leggerezza e di
libertà si acuiscono. Chiudendo gli occhi sembra di volare, anche in
considerazione del forte vento che spazza il crinale. Torno con i piedi per terra
e in breve arrivo al lago. Trovato un posto riparato dal vento mi riposo e
faccio sosta pranzo. Prima di tornare indietro raggiungo il rifugio per colmare
la mia golosità con una fetta di crostata ai mirtilli. Dopo di cui piano piano
prendo la via del ritorno, arrivato al passo della Calanca a q. 1731, seguo a
sinistra in discesa con il CAI 66. La mia attenzione, insieme a quella di
altri, viene attratta da molti uccelli rapaci, che librandosi magnificamente in
volo sono a caccia. Non ne avevo mai visti così tanti tutti insieme, non sono
bravo a distinguere le razze, ma dal piumaggio sembrano Astore. Successivamente
con la larga e comoda carrareccia raggiungo la Doganaccia a q. 1500, dove con
la funivia scenderò a Cutigliano, paese da cui sono partito stamani mattina.